26 ottobre 2005

Quando il governo arresta i suoi sostenitori…è illiberale!

Non volevo star dietro alle fesserie di Adriano Celentano in Tv, non volevo, lo avevo scritto nel primo post ed invece eccomi tornare per la terza volta sull’argomento. Questo perché gli sviluppi che la vicenda sta assumendo sono sempre più utili per riflettere sulla perniciosa attitudine a distorcere la realtà diffusa nel nostro Paese, sempre più illuminanti per chi preferisce analizzare i fenomeni anziché sposare in toto il credo liberticida. Ad offrire nuovi spunti è l’articolo pubblicato oggi sul Giornale e firmato da Felice Manti che come nelle migliori inchieste si è preso la briga di approfondire i dati riportati nel documento citato da Celentano a RockPolitic. Manti ha cercato di capire i criteri che hanno portato la società autrice della famigerata ricerca, la Freedom House, a inchiodare l’Italia al 77° posto nella classifica sulla libertà di’informazione. Stando a quanto dichiara una delle autrici della classifica le fonti utilizzate sarebbero centri studio e associazioni italiane non meglio identificate, insomma dati di seconda mano forniti da altri, giusto perché si indaga su qualcosa di così delicato. Ma l’aspetto più ridicolo-drammatico messo in luce dal Giornale è che sulla scarsa libertà d’informazione concessa dal nostro governo graverebbe l’arresto di Lino Jannuzzi, senatore indipendente eletto con Forza Italia! Ora al di là del fatto che il senatore è stato graziato da Ciampi ma come si fa a considerare “parzialmente libero” - questa è la qualifica che Freedom House ha attribuito all’Italia – un paese in cui va agli arresti un parlamentare che sostiene il governo in carica?

25 ottobre 2005

L’estetica di Gino Paoli contro l’etica di Celentano

Splendida l’intervista a Gino Paoli pubblicata sul Corriere della Sera di oggi. Contro il qualunquismo buonista del molleggiato arriva il senso pratico del cantautore genovese a ribadire una volta di più lo scarso valore artistico della trasmissione di Celentano. La critica attenta di Paoli è interessante non solo perchè viene da uno veramente di sinistra ma perché è una critica sui contenuti, sullo stile e insomma sulla qualità in generale di “Rockpolitick”. Davanti ai problemi della società Paoli prima di ergersi a demiurgo mostra la saggezza di chi sa mettere in discussione innanzitutto sé stesso, la propria professionalità evitando di cadere in una visione religiosa della realtà ma sollevando dubbi su ogni posizione che si vuole spacciare per verità assoluta. Ecco allora il mio blob delle parole più significative dell’autore del Gioco della vita certamente più interessante della Pubblica ottusità.

Sulla politica:
…ognuno deve fare il suo mestiere. Perché in quello che fai c’è la tua capacità di modificare le cose, nella tua umanità sta il tuo messaggio politico. Senza bisogno di proclami

Sulla lentezza:
Una contrapposizione assurda. È sbagliato distinguere tra buoni e cattivi, tra giusto e sbagliato. L’etica è una parola vuota, la mia categoria è l’estetica: ha senso quello che ti piace, che ti emoziona. Dividere il mondo così è una mancanza di fantasia. E poi sono contrario ai fanatismi. Sposare le cause non è nelle mie corde… se proprio dovessi, farei un elogio della lentezza. Se c’è un problema nella nostra società è la velocità, la frenesia che rovina il pensiero. A scapito della soglia critica

Sui luoghi comuni:
…C’è troppo qualunquismo in giro. Ricordo di essere salito sul palco con il mio amico Grillo, che fece una sparata contro i politici. Applausi scroscianti. Poi parlai io: ma scusate, se le statistiche non sbagliano la metà di voi ha votato Berlusconi. Troppo facile applaudire ora.

Sul “regime”
Una grande stupidaggine. Io ho 70 anni e lo so bene che cos’è un regime. E poi basta demonizzare Berlusconi. In questo modo le hanno già perse una volta le elezioni