19 maggio 2006

Bentornato politichese!

Di fronte ai dati Istat sul fatturato il nuovo ministro dello Sviluppo economico (prima Attività produttive) Pierluigi Bersani regala una dichiarazione che ci rituffa nei bei tempi della prima Repubblica, quando si ottundeva il senso critico degli elettori dietro a criptiche formule di analisi economica.

“L’evoluzione delle congiuntura va dunque seguita con grande attenzione e cautela dovuta al fatto che l’industria italiana sta faticosamente uscendo da una prolungata fase di recessione. Il miglioramento del quadro impone infine di agire con urgenza sui fattori strutturali di debolezza del nostro apparato produttivo emersi con chiarezza negli ultimi anni.”

18 maggio 2006

Cdl: elettori più maturi dei politici

Il valzer delle poltrone nel centrosinistra è appena cominciato e intanto la Cdl sembra eclissarsi nella sua sconfitta. Il vuoto sbuffare di questi giorni da parte del centrodestra rappresenta il modo migliore col quale questa coalizione può sciupare il patrimonio enorme che il suo lettorato le ha offerto col voto del 9 aprile. Se da un lato è anche comprensibile che il Cavaliere si prenda un meritato riposo dall’altra parte si assiste ai soliti fendenti nell’aria di molti esponenti della Cdl.
Qualcuno dovrebbe spiegare ai vari Bondi, La Russa, Giovanardi che non saranno certo le loro invettive a far crollare prima un governo già nato male e già criticatissimo dalla sua sempre più labile maggioranza. Siamo alle solite. Al centrodestra sfugge che la comunicazione prima che contro gli avversari va fatta per galvanizzare il proprio elettorato. Eppure il rischio è grosso. Il voto delle prossime amministrative rischia di rafforzare il timido successo dell’Unione grazie al solito rischio astensione da parte degli elettori aerea centrodestra. Si prenda il caso della Campania, una delle regioni dove la diversità degli esiti delle differenti elezioni anche ravvicinate è storicamente più marcata. Nel 2001 il Polo fece praticamente cappotto nei collegi uninominali ma alla guida della Regione e di gran parte delle province e dei capoluoghi in questi anni è sempre andata la sinistra. Alle ultime politiche lo scontro per aggiudicarsi il quorum al Senato è stato all’ultimo voto eppure a Napoli il centrodestra sembra avere scarse possibilità di vittoria. Il motivo di questa classica diversità della partecipazione al voto è attribuibile evidentemente alla minore capacità dei leader locali del centrodestra di risvegliare il proprio elettorato. Eppure quelli che ancora sono sul filo dell’astensione sono tutt’altro che elettori dormienti, anzi. A volte sono tra coloro che seguono con più attenzione la politica ma molto spesso ne sono profondamente sconfortati dalle scelte compiute dalla propria parte. Di qui la necessità da parte dei vertici della Cdl di contribuire fortemente alla campagna per le amministrative non tanto con una mera partecipazione alle campagne elettorali locali, quanto piuttosto con una forte politica di centrodestra a livello nazionale. Il consenso del 9 aprile ha chiesto al centrodestra una cosa ben precisa. Perderete il governo ma non perdete l’unità d’intenti, non disperdete questa forza alternativa alla sinistra costruita in questi anni, non sciupate la spinta riformista dietro vuote polemiche. Gli elettori del centrodestra chiedono che la Cdl si unisca nell’azione prima che in un nuovo soggetto politico. È inutile discutere di nuovi contenitori, di nuovi partiti se prima non si sceglie una strada da percorrere, i paletti entro i quali agire. Farlo significherebbe soltanto avere una nuova sigla dietro la quale le divergenze sarebbero ancora più stridenti. Prima di pensare al partito unico Berlusconi & Co. pensino ad un vero e proprio shadow government del centrodestra che capitalizzando l’esperienza di governo di questi anni sappia ribattere campo per campo le iniziative sballate della maggioranza e riconoscere anche, se è il caso, quelle condivisibili. Il futuro del centrodestra, sconfitto vincente, si gioca in parlamento e passa ineluttabilmente da un opposizione unica e forte.

La diplomazia europea fa sghignazzare l’Iran

Il sarcasmo del presidente persiano Mahmoud Ahmadinejad di fronte all'ultima proposta europea la dice lunga sul ruolo sempre più marginale che stiamo assumendo rispetto alla questione iraniana. Non era necessario infatti che l’Ue offrisse all’Iran un reattore ad acqua leggera per l’uso civile del nucleare per capire, una volta per tutte, che l’obiettivo di Teheran è esattamente fabbricarsi la bomba nucleare. Il rifiuto di Ahmadinejad - non ancora formalizzato - non aggiunge insomma nulla di nuovo alla vicenda. L’insistenza dell’Occidente a bloccare la libera scelta dell’Iran a favore dell’atomica semmai rischia di allargare il consenso interno del governo in carica. Appare difficile infatti aspettarsi che gli iraniani accettino di rinunciare ad un arma detenuta da tutti gli altri grandi paesi dell’area mediorientale. A questo punto la strada da percorrere a livello diplomatico potrebbe essere soltanto quella di cercare in ogni modo il coinvolgimento di Teheran nel consesso internazionale. All’Ue per giocare un ruolo importante nella spinosa questione non resta che individuare una strategia unica in accordo con la Russia. Putin in questo momento è l’unico esponente del G8 con cui Ahmadinejad dialoga apertamente. L’obiettivo cui puntare, quale che sia il percorso, è impedire che l’Iran trovi come unici alleati nazioni come Venezuala e Cuba ma soprattutto evitare che la leadership di Pechino – sempre più assetata di oro nero - riduca al minimo il ruolo dell’Europa.

Update 15.30: Appena entrato alla Farnesina Massimo D’Alema tiene fede alla ormai consolidata fama di pontefice tra maggioranza e opposizione. Così infatti il neo ministro degli Esteri si esprime in merito all’ipotesi che al leader di An venga assegnata la presidenza della commissione Affari esteri di Montecitorio: ''Se l'onorevole Fini avesse desiderio di impegnarsi in questo senso e se maturassero intese che non riguardano il governo ma i gruppi parlamentari se tutto questo accadersse, sarebbe un fatto positivo sia dal punto di vista politico, ma anche per le qualita' della persona, che consentirebbe di mantenere aperto un dialogo costruttivo sui tempi della politica estera''. Sul fronte della nostra politica internazionale innegabilmente una buona notizia ma del resto Kosovo docet.