18 maggio 2006

Cdl: elettori più maturi dei politici

Il valzer delle poltrone nel centrosinistra è appena cominciato e intanto la Cdl sembra eclissarsi nella sua sconfitta. Il vuoto sbuffare di questi giorni da parte del centrodestra rappresenta il modo migliore col quale questa coalizione può sciupare il patrimonio enorme che il suo lettorato le ha offerto col voto del 9 aprile. Se da un lato è anche comprensibile che il Cavaliere si prenda un meritato riposo dall’altra parte si assiste ai soliti fendenti nell’aria di molti esponenti della Cdl.
Qualcuno dovrebbe spiegare ai vari Bondi, La Russa, Giovanardi che non saranno certo le loro invettive a far crollare prima un governo già nato male e già criticatissimo dalla sua sempre più labile maggioranza. Siamo alle solite. Al centrodestra sfugge che la comunicazione prima che contro gli avversari va fatta per galvanizzare il proprio elettorato. Eppure il rischio è grosso. Il voto delle prossime amministrative rischia di rafforzare il timido successo dell’Unione grazie al solito rischio astensione da parte degli elettori aerea centrodestra. Si prenda il caso della Campania, una delle regioni dove la diversità degli esiti delle differenti elezioni anche ravvicinate è storicamente più marcata. Nel 2001 il Polo fece praticamente cappotto nei collegi uninominali ma alla guida della Regione e di gran parte delle province e dei capoluoghi in questi anni è sempre andata la sinistra. Alle ultime politiche lo scontro per aggiudicarsi il quorum al Senato è stato all’ultimo voto eppure a Napoli il centrodestra sembra avere scarse possibilità di vittoria. Il motivo di questa classica diversità della partecipazione al voto è attribuibile evidentemente alla minore capacità dei leader locali del centrodestra di risvegliare il proprio elettorato. Eppure quelli che ancora sono sul filo dell’astensione sono tutt’altro che elettori dormienti, anzi. A volte sono tra coloro che seguono con più attenzione la politica ma molto spesso ne sono profondamente sconfortati dalle scelte compiute dalla propria parte. Di qui la necessità da parte dei vertici della Cdl di contribuire fortemente alla campagna per le amministrative non tanto con una mera partecipazione alle campagne elettorali locali, quanto piuttosto con una forte politica di centrodestra a livello nazionale. Il consenso del 9 aprile ha chiesto al centrodestra una cosa ben precisa. Perderete il governo ma non perdete l’unità d’intenti, non disperdete questa forza alternativa alla sinistra costruita in questi anni, non sciupate la spinta riformista dietro vuote polemiche. Gli elettori del centrodestra chiedono che la Cdl si unisca nell’azione prima che in un nuovo soggetto politico. È inutile discutere di nuovi contenitori, di nuovi partiti se prima non si sceglie una strada da percorrere, i paletti entro i quali agire. Farlo significherebbe soltanto avere una nuova sigla dietro la quale le divergenze sarebbero ancora più stridenti. Prima di pensare al partito unico Berlusconi & Co. pensino ad un vero e proprio shadow government del centrodestra che capitalizzando l’esperienza di governo di questi anni sappia ribattere campo per campo le iniziative sballate della maggioranza e riconoscere anche, se è il caso, quelle condivisibili. Il futuro del centrodestra, sconfitto vincente, si gioca in parlamento e passa ineluttabilmente da un opposizione unica e forte.

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