18 maggio 2006

La diplomazia europea fa sghignazzare l’Iran

Il sarcasmo del presidente persiano Mahmoud Ahmadinejad di fronte all'ultima proposta europea la dice lunga sul ruolo sempre più marginale che stiamo assumendo rispetto alla questione iraniana. Non era necessario infatti che l’Ue offrisse all’Iran un reattore ad acqua leggera per l’uso civile del nucleare per capire, una volta per tutte, che l’obiettivo di Teheran è esattamente fabbricarsi la bomba nucleare. Il rifiuto di Ahmadinejad - non ancora formalizzato - non aggiunge insomma nulla di nuovo alla vicenda. L’insistenza dell’Occidente a bloccare la libera scelta dell’Iran a favore dell’atomica semmai rischia di allargare il consenso interno del governo in carica. Appare difficile infatti aspettarsi che gli iraniani accettino di rinunciare ad un arma detenuta da tutti gli altri grandi paesi dell’area mediorientale. A questo punto la strada da percorrere a livello diplomatico potrebbe essere soltanto quella di cercare in ogni modo il coinvolgimento di Teheran nel consesso internazionale. All’Ue per giocare un ruolo importante nella spinosa questione non resta che individuare una strategia unica in accordo con la Russia. Putin in questo momento è l’unico esponente del G8 con cui Ahmadinejad dialoga apertamente. L’obiettivo cui puntare, quale che sia il percorso, è impedire che l’Iran trovi come unici alleati nazioni come Venezuala e Cuba ma soprattutto evitare che la leadership di Pechino – sempre più assetata di oro nero - riduca al minimo il ruolo dell’Europa.

Update 15.30: Appena entrato alla Farnesina Massimo D’Alema tiene fede alla ormai consolidata fama di pontefice tra maggioranza e opposizione. Così infatti il neo ministro degli Esteri si esprime in merito all’ipotesi che al leader di An venga assegnata la presidenza della commissione Affari esteri di Montecitorio: ''Se l'onorevole Fini avesse desiderio di impegnarsi in questo senso e se maturassero intese che non riguardano il governo ma i gruppi parlamentari se tutto questo accadersse, sarebbe un fatto positivo sia dal punto di vista politico, ma anche per le qualita' della persona, che consentirebbe di mantenere aperto un dialogo costruttivo sui tempi della politica estera''. Sul fronte della nostra politica internazionale innegabilmente una buona notizia ma del resto Kosovo docet.

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