23 marzo 2006

Battiato rosapugnetta

Agli amici che mi aspetteranno al varco per sghignazzare davanti alla dichiarazione di voto di Franco Battiato per la Rosa nel pugno ricordo che tra le ultimissime canzoni vi è I’m that:

I'm neither Muslim or Hindu
Non sono mussulmano nè induista
nor Christian nor Buddhist
nè cristiano nè buddista
I'm not for the hammer
non sono per il martello
neither for the sickle
nè per la falce
and even less for the tricolour flame
nè tanto meno per la fiamma tricolore
because I'm a musician
perchè sono un musicista

Resta la constatazione che se i rosapugnettari prenderanno tanti voti quante le dichiarazioni a loro sostegno di queste settimane fanno presagire l’Unione ci farà ridere un po’ di più.


La Sgrena stavolta ha sgranato

A Giuliana Sgrena che contesta ''Quattrocchi era un mercenario. Anche se e' morto dicendo 'vi faccio vedere come muore un italiano' non meritava la medaglia d'oro'', chiederei se conosce la differenza che passa tra un soldato e un mercenario, chiederei se il monopolio della solidarietà e della tolleranza, della giustizia e del buono che la sua sinistra rivendica non contempli anche quello del rispetto di fronte alla morte.

21 marzo 2006

E se Prodi chiamasse Otelma al Viminale?

Quando ai miei cari amici di sinistra ricordo il passato tutt’altro che cristallino di Romano Prodi fanno perlopiù spallucce e si trincerano dietro un: pur di abbattere Lui siamo disposti a votare un candidato che non ci rappresenta. Lui ovviamente è diavoletto Silvio, di cui qualcuno invece si è talmente innamorato da tappezzare la propria cucina, in puro stile arte povera, con i disegni goliardici che ogni mercoledì quel matto di Giulianone regala col Foglio. Ora quanto segue è un estratto dell’audizione di Romano Prodi presso la commissione Moro avvenuta il 10 giugno del 1981. Il documento non servirà certo a far desistere i prodini da questa strategia elettorale dai quali tuttavia vorrei sapere se si sono mai chiesti, loro malgrado, come mai i vertici dei partiti del centrosinistra hanno accondisceso all’investitura di Re Mortadella in onore del quale furono inscenate le prime primarie senza gara, roba che negli Usa patria non solo di primarie ma anche di Hollywood se la sognano. Come mai un uomo capace di esprimersi in un democristianese così sibillino sull’Affaire Moro – il nervo scoperto di tutta la prima repubblica – può seriamente nel 2006 candidarsi alla guida del Paese e mietere consensi. L’invito è rivolto soprattutto ai rosapugnettari, o rosanali che dir si voglia, visto che durante l’audizione Prodi fu incalzato da un radicale ed anticomunista doc come Leonardo Sciascia, piuttosto irritato dalla irragionevolezza delle risposte del professore. Buona lettura!  


AUDIZIONE DI ROMANO PRODI PRESSO LA COMMISSIONE MORO – 10 GIUGNO 1981

CORALLO: Per farla sentire meno ridicolo, dato che questa sensazione è un po’ comune a tutti … Mi scusi, professore, vorrei dirle che la scrupolosità della Commissione parte da un’ipotesi che dobbiamo accertare essere inesistente, e cioè - non credo molto agli spiriti - se ci possa essere stato qualcuno capace di ispirarli (…) Chi partecipò attivamente al gioco? Voi eravate tanti, però un ditino sul piattino chi lo metteva?
ROMANO PRODI: A turno tutti: c’erano 5 bambini; era una cosa buffa. Non crediamo alla atmosfera degli spiriti e che ci fosse un medium. Io le dico: tutti; anch’io ho messo il dito nel piattino (…)
[…]
FLAMIGNI: Dopo la seduta spiritica…
ROMANO PRODI: No, era veramente un gioco.
FLAMIGNI: Non si può chiamare seduta spiritica.
ROMANO PRODI: Non me ne intendo; mi dicono che ci vuole un medium.
FLAMIGNI: Comunque il risultato, la conclusione è che almeno quando viene fuori la parola «Gradoli» le si attribuisce importanza perchè lo si comunica alla segreteria nazionale della Dc, al capo della Polizia; poi, si muove tutto l’apparato.
[…]
FLAMIGNI: (…) sarebbe importante quantificare quali furono le domande.
ROMANO PRODI: Questo non ha niente a che fare con la tecnica del gioco ed è evidente che me lo ricordi. Le domande erano: dov’è Moro? Come si chiama il paese, il posto in cui è? In quale provincia? E nell’acqua o nella terra? E’ vivo o morto?
FLAMIGNI: Quali erano le risposte ad ognuna di queste domande?
ROMANO PRODI: Qui intervengono problemi tecnici sui quali potranno essere date spiegazioni più esaurienti delle mie; comunque, vi erano delle lettere su un foglio e il piattino, muovendosi, formava le parole e indicava sì o no.
FLAMIGNI: Che cosa succede: uno mette il dito su questo piattino?
ROMANO PRODI: No, tutti.
FLAMIGNI: Ad un certo momento parte un impulso per cui il piattino si sposta e va su una lettera?
ROMANO PRODI: Sì. Posso comunque dire che, dopo questa esperienza, ho trovato tanta gente che mi ha confessato di aver fatto la medesima cosa.
CORALLO: (…) Di solito, quando il piattino comincia a muoversi, la domanda che si fa è: chi è l’interlocutore, lo spirito con il quale ci si intrattiene.
ROMANO PRODI: Alla fine è accaduto anche questo, ma all’inizio no. C’è stato chi ha detto: interroghiamo Don Sturzo o La Pira, ma le prime risposte, in un primo momento, erano soltanto sì o no.
CORALLO: L’interlocutore era dunque ignoto.
ROMANO PRODI: All’inizio sì, poi vi furono anche interlocutori vari tra i quali, per quel che mi ricordo, Don Sturzo (…)
CORALLO: Si trattava dunque di un gioco in famiglia, tra amici. Un’ultima domanda professore: tra i partecipanti, vi era anche qualche esperto di criminologia?
[…]
SCIASCIA: La contraddizione che emerge è questa: se c’è una seduta di gente che crede negli spiriti o, comunque, nella possibilità che si verifichino fenomeni simili, se c’è una seduta di questo genere - ripeto - e ne viene fuori un certo risultato del quale ci si precipita ad informare la Polizia ed il Ministero dell’Interno lo posso capire benissimo, ma che si svolga tutto questo in un’atmosfera assolutamente ludica, presenti i bambini, per gioco, e che poi si informi di ciò la Polizia attraverso la mediazione di uno che non era stato presente al gioco, e se ne informi quindi il Ministero dell’Interno, a me sembra eccessivo e contraddittorio.
ROMANO PRODI: Ma è venuto fuori, onorevole, un nome che nessuno conosceva! Anche se ci siamo trovati in questa situazione ridicola, noi siamo esseri ragionevoli. Ci siamo chiesti tutti: Gradoli nessuno di voi sa se ci sia? Se soltanto qualcuno avesse detto di conoscere Gradoli, io mi sarei guardato bene dal dirlo. E’ apparso un nome che nessuno conosceva, allora per ragionevolezza ho pensato di dirlo.
SCIASCIA: Direi per irragionevolezza.
ROMANO PRODI: La chiami come vuole. La motivazione reale è che con una parola sconosciuta, che poi trova riscontro nella carta geografica, a questo punto è apparso giusto per scrupolo…
[…]
SCIASCIA: Chi ha deciso di comunicare all’esterno il risultato della seduta?
ROMANO PRODI: L’ho fatto io perchè ero l’unica persona che conoscesse qualcuno a Roma. Ho parlato con tutti, con Andreatta etc. Non è che ho telefonato d’urgenza; ho detto vado a Roma e lo comunico. Questo è stato deciso una volta che si è saputo che esisteva questo paese che nessuno conosceva.
SCIASCIA: Ora le farò una domanda che farò a tutti. Lei ha mai conosciuto nessuno accusato o indiziato di terrorismo?
ROMANO PRODI: Mai.
[…]
FLAMIGNI: Se avessimo ascoltato un riferimento di quella seduta in maniera molto impegnata e che i protagonisti credevano veramente allo spiritismo e alla possibilità di avere qualche forza in aiuto, allora mi darei una spiegazione, ma proprio perchè il professor Prodi parla di tutto ciò come un gioco, la mia curiosità si accentua. Ritengo che qualcuno potesse anche sapere. Parto da questa considerazione per dire che voglio conoscere le domande effettive e le risposte che sono venute fuori.
ROMANO PRODI: Ho detto le domande effettive e le risposte. Uno dei problemi che si pone per una cosa del genere è proprio quello contenuto nella sua domanda. Crede che quando è uscito il nome di via Gradoli io non mi sia posto il problema di chiedermi se c’era qualcuno che faceva il furbo? Altrimenti non sarei qui in questa situazione in cui mi sento estremamente imbarazzato ed estremamente ridicolo (…)

20 marzo 2006

Anche il Financial Times censura gli applausi di Vicenza

Come meravigliarsi se all’estero hanno una visione così distorta della nostra politica interna? Nella ricostruzione della convention di sabato dell’inviato del Financial Times, Tony Barber - ma fosse stato Andrea Barbato era meglio – nessun accenno agli applausi che il nostro tycoon ha ricevuto dalla platea degli industriali. Berlusconi frusta i leader dell’economia italiana titola il FT. E nell’articolo dopo il riferimento alla battuta di Silvio sul collateralismo tra certi imprenditori e la sinistra nient’altro. Nessun riferimento alle risposte con cui il leader aveva spiegato gli sforzi compiuti dal governo in questi anni per rilanciare la nostra economia ma ampio spazio alla risposta stupida di mister Tod’s introdotta da un semplice Mr Della Valle said later. Non ha creduto opportuno il nostro Barber spiegare che quel later deriva dai fischi che l’imprenditore toscano si è beccato dai suoi colleghi quando ha tentato di prendere la parola? Segreti del giornalismo anglosassone, da sempre stella polare – e chissà perché – dei soloni della nostra stampa quotidiana.

Silvio skazzati anche per noi

Ma che noia questi sinistri. Le critiche del lunedì sulla berlusconata di sabato ricordano tanto quelle becere malignità che le colleghe seminano intorno all’ultima arrivata in ufficio perché virtù non luce in disadorno ammanto. Non paghi della vittoria che ormai sentono in tasca, arrivano a invidiarci ora anche la capacità di divertirci col nostro Silvio sciancato che a Vicenza si è tolto dalla scarpa un sassolino grande come il Monte Bianco che Dieguccio Della Valle – che di calzature se ne intende – gli aveva lasciato da un Porta a Porta pre-natalizio. Ricordate? Zio Tod’s prese in giro i foglietti del premier, a suo dire troppo lontani dalla realtà. Silvio se l’era legata al dito e aveva dichiarato «Se il signor Della Valle volesse fare uno scontro con me ne uscirebbe con le ossa rotte».
Zacchete! Alla presenza della loro platea di riferimento, quando ha rivisto la testa del saccente Diego ciondolare Silvio lo avrebbe probabilmente volentieri preso a calci nel sedere ma poi ha capito che era sufficiente rompergli le ossa affermando quello che tutto il mondo delle imprese, e non solo, sa ma che poi a dire il vero riconoscono in pochi: il signor Della Valle appartiene a quel gotha della grande finanza italiana cresciuta all’ombra della politica eppure uscito sorprendentemente intatto dalla furia giustizialista dei nostri magistrati. Lui è così, lasciatecelo stare. Quando non ne può più le spara. Lo ha fatto spesso in questi anni. A Sofia contro i tre cabarettisti di Zaccaria, a Strasburgo contro il kapò tedesco, l’anno scorso quando sbattendo i pugni sul tavolo impose agli alleati un primo passo verso la riduzione delle tasse. E sempre ogni volta che Silvio ha detto in faccia quello che sentiva, il suo elettorato, e non solo, si è divertito e lo ha amato perché in quello skazzamento ipergalattico si è riconosciuto e negli scarpai che scuotono la testa ha rivisto quei noiosi professoroni presuntuosi che non riconoscono agli allievi neppure l’onore dell’ascolto.  
Berlusconi grande esteta ma scadente politico scrive oggi il pur sempre pacato Sergio Romano sul Corriere. Confindustria-Polo è scontro titola La Repubblica fingendo di non aver visto il successo riscosso dal presidente del consiglio tra gli industriali. Il premier: non c’è crisi in prima pagina del Sole24ore. Tutti ad ignorare gli applausi o a fantasticare di fantomatiche claque, tutti a dimenticare che la politica vive anche di leader che trascinano, che arringano, che attaccano senza timore. Berlusconi alla sbaraglio o allo sbando. Berlusconi l’ultima carica. Eppure mi chiedo, se siete così convinti che sia l’ultimo canto del cigno ma perché arrabbiarvi tanto? Perché non godere con noi della più bella campagna elettorale della nostra storia democratica? Noi come scrive Giulianone, parafrasando il bellissimo libro di Mazzantini, il 9 aprile andremo a cercare la bella morte e conserveremo l’epica prima pagina di Libero che ieri rappresentava Silvio come Enrico Toti pronto a gettare anche la gruccia contro l’icona dei poteri forti. Per il resto, cari sinistri, scusate ma saranno cavoli vostri!    

PS: per chi vuole goderne ancora qui il video dello storico intervento di Vicenza