20 marzo 2006

Silvio skazzati anche per noi

Ma che noia questi sinistri. Le critiche del lunedì sulla berlusconata di sabato ricordano tanto quelle becere malignità che le colleghe seminano intorno all’ultima arrivata in ufficio perché virtù non luce in disadorno ammanto. Non paghi della vittoria che ormai sentono in tasca, arrivano a invidiarci ora anche la capacità di divertirci col nostro Silvio sciancato che a Vicenza si è tolto dalla scarpa un sassolino grande come il Monte Bianco che Dieguccio Della Valle – che di calzature se ne intende – gli aveva lasciato da un Porta a Porta pre-natalizio. Ricordate? Zio Tod’s prese in giro i foglietti del premier, a suo dire troppo lontani dalla realtà. Silvio se l’era legata al dito e aveva dichiarato «Se il signor Della Valle volesse fare uno scontro con me ne uscirebbe con le ossa rotte».
Zacchete! Alla presenza della loro platea di riferimento, quando ha rivisto la testa del saccente Diego ciondolare Silvio lo avrebbe probabilmente volentieri preso a calci nel sedere ma poi ha capito che era sufficiente rompergli le ossa affermando quello che tutto il mondo delle imprese, e non solo, sa ma che poi a dire il vero riconoscono in pochi: il signor Della Valle appartiene a quel gotha della grande finanza italiana cresciuta all’ombra della politica eppure uscito sorprendentemente intatto dalla furia giustizialista dei nostri magistrati. Lui è così, lasciatecelo stare. Quando non ne può più le spara. Lo ha fatto spesso in questi anni. A Sofia contro i tre cabarettisti di Zaccaria, a Strasburgo contro il kapò tedesco, l’anno scorso quando sbattendo i pugni sul tavolo impose agli alleati un primo passo verso la riduzione delle tasse. E sempre ogni volta che Silvio ha detto in faccia quello che sentiva, il suo elettorato, e non solo, si è divertito e lo ha amato perché in quello skazzamento ipergalattico si è riconosciuto e negli scarpai che scuotono la testa ha rivisto quei noiosi professoroni presuntuosi che non riconoscono agli allievi neppure l’onore dell’ascolto.  
Berlusconi grande esteta ma scadente politico scrive oggi il pur sempre pacato Sergio Romano sul Corriere. Confindustria-Polo è scontro titola La Repubblica fingendo di non aver visto il successo riscosso dal presidente del consiglio tra gli industriali. Il premier: non c’è crisi in prima pagina del Sole24ore. Tutti ad ignorare gli applausi o a fantasticare di fantomatiche claque, tutti a dimenticare che la politica vive anche di leader che trascinano, che arringano, che attaccano senza timore. Berlusconi alla sbaraglio o allo sbando. Berlusconi l’ultima carica. Eppure mi chiedo, se siete così convinti che sia l’ultimo canto del cigno ma perché arrabbiarvi tanto? Perché non godere con noi della più bella campagna elettorale della nostra storia democratica? Noi come scrive Giulianone, parafrasando il bellissimo libro di Mazzantini, il 9 aprile andremo a cercare la bella morte e conserveremo l’epica prima pagina di Libero che ieri rappresentava Silvio come Enrico Toti pronto a gettare anche la gruccia contro l’icona dei poteri forti. Per il resto, cari sinistri, scusate ma saranno cavoli vostri!    

PS: per chi vuole goderne ancora qui il video dello storico intervento di Vicenza          

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