20 settembre 2005

Ruini&Pacs: due libertà da garantire

Sono da tempo favorevole ai Pacs convinto che il riconoscimento di questa libertà non limiti il diritto degli altri cittadini. Al tempo stesso però non riesco a considerare un’indebita ingerenza i richiami dei rappresentanti della Chiesa ad una conservazione dello status quo in regime di unioni. Signori questo è lo stato liberale! Ognuno manifesta le proprie idee, la propria visione del mondo e gli altri sono liberi di ascoltarla, criticarla o seguirla. Mi si dirà il Concordato! Ma il concordato vieta l’ingerenza del Vaticano non la partecipazione di cittadini cattolici alla vita pubblica, ci mancherebbe altro! Camillo Ruini per lo Stato italiano, prima di qualsiasi eccellenza, è un cittadino con il diritto ad esprimersi secondo il proprio credo, le proprie idee su come mandare avanti la nostra Italia che è un po’ anche il suo Paese. È strambo come in un epoca in cui ai vertici dei governi giungono istanze di ogni tipo, molto spesso in modo oscuro e sotto la spinta di pressioni poco nobili, si sia ancora così ingenui da spaventarsi della lobby cattolica. Eppure non mi sembra sia vietato ai rappresentanti di associazioni come i sindacati o la confindustria esprimere le proprie divergenze rispetto ad una scelta politica. È un paradosso? Forse ma consideriamo che questi esponenti non hanno alcuna legittimazione popolare e rappresentano gli interessi di una parte a volte molto ristretta della società, strutturati tra l’altro in organizzazioni che - a dispetto della sempre invocata Costituzione - non si sono mai costituiti come persone giuridiche. Come le associazioni anche la Chiesa mi sembra rappresenti una ruota importante del vivere civile di questo Paese. E poi anticlericali ante-litteram scusatemi ma perché anziché contestare le legittimità degli interventi dei monsignori non accettate la diatriba e argomentate le vostre tesi ribattendo punto per punto quelle cattoliche? Sappiate che mi troverete dalla vostra parte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Infatti il grosso problema non è la Chiesa cattolica, ma quei politici che le danno eccessive garanzie. La Chiesa è una voce, che in uno stato liberale deve essere ascoltata ma non imposta. Sbagliano quei politici che tentano non solo di far prevalere determinate idee, ma di farle valere anche per chi non le condivide. I pacs non rovinano la famiglia nel senso laico, poichè, come tu giustamente dici, non vanno a ledere nessun diritto altrui. La Chiesa può essere contraria ma non deve pretendere, e la politica non le può promettere, che solo la propria visione sia contemplata