23 novembre 2005

Irpiniagate: gli sciacalli si riciclano

Fra qualche ora scatta l’anniversario dei 25 dal terremoto dell’80 che devastò il cuore verde della mia Campania. Venticinque anni fa finì un mondo per molti paesi dell’Alta Irpinia, un mondo fatto di tradizioni radicate, di un semplice ma profondo sentire religioso, di un onesto studiare e lavorare. Il terremoto decretò la distruzione non solo fisica dell’Alta Irpinia ma anche e soprattutto morale. Agli sciacalli tra le case cadute, seguirono i più pericolosi e cinici sciacalli tra gli stanziamenti che di lì a poco cominciarono a piovere senza alcun controllo. Il terremoto accelerò le già forti spinte migratorie lasciando quelle zone in mano a chi fu più svelto a capire che il sisma poteva diventare una manna vera e propria. Da lì prese il via la stagione della commistione massima tra affari e politica nella storia della repubblica che avrà il suo culmine in tangentopoli. Ciriaco De Mita costruì la sua improbabile carriera di leader dc all’ombra dei miliardi che passarono fra le sue mani e che riuscì a deviare in favore dei suoi amici imprenditori molto spesso del Nord, in primis Calisto Tanzi. Ma l’attentato più grave dell’ex-segretario dello scudocrociato non fu, per quanto meschino, l’abuso sul denaro pubblico quanto piuttosto lo snaturamento della vocazione agricola, pastorizia e artigianale dell’Alta Irpinia cui s’impose dall’alto un modello industriale inconsueto per la storia di quell’economia e per le infrastrutture di quel territorio. Gli stabilimenti della Parmalat a Lioni e della Ferrero a Sant’Angelo dei Lombardi non funzioneranno mai a pieno regime ma nonostante ciò alle rispettive società quella classe politica versò interamente gli assegni di finanziamento ancor prima che la prima pietra di quegli stabilimenti fosse posta. Che pena vedere ora Bassolino che si aggira in un tuor pre-elettorale a denunciare gli abusi dell’epoca mentre nella giunta sopporta una spinosa alleanza con la Margherita di cui De Mita è attualmente segretario generale (nonché mentore di Rutelli!). Che rabbia nel vedere Oscar Luigi Scalfaro il moralista dare lezioni di democrazia e di rispetto della volontà popolare quando, come rpesidente della commissione d’inchiesta sul terremoto, non ebbe il coraggio di scoperchiare le magagne che i suoi colleghi di partito avevano coltivato nell’Irpiniagate.

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