19 settembre 2006

Dietro Schimtt le tentazioni consociative di Rocco


Pur avendola successivamente affogata in un panegirico berlusconiano, la castroneria di Rocco Buttiglione, relativa al parallelismo Schimtt-Berlusconi, ha fatto emergere la sottile ma netta discriminante tra il berlusconismo e il democristianesimo. Con la sua maldestra citazione il presidente dell’Udc ha inconsapevolmente messo il dito infatti su quello che è un retaggio ancora vivissimo nei vertici del suo partito e che va sotto il nome di inciucio.
Intendiamoci la grossolana lettura schimttiana da parte di un filosofo prestato alla politica un po’ ci delude. Più che filosofo politico Carl Schimtt è un giurista e il suo concetto politico amico-nemico discende da un analisi empirica che lo porta ad individuare in questa contrapposizione la sintesi della politica. Quella di Schimtt è una definizione concettuale autonoma dal campo della morale, dell’estetica o dell’economia. Non v'è bisogno, scrive infatti Schimtt*, che il nemico politico sia moralmente cattivo, o esteticamente brutto; egli non deve necessariamente presentarsi come concorrente economico e forse può anche apparire vantaggioso concludere affari con lui. Il nemico è quindi semplicemente l’altro e questo essere altro da sé, dall’amico, giustifica nella visione schmittiana il ricorso anche allo scontro violento che non è peraltro in Schimtt un esito scontato del confronto. Quanto possa essere azzardato oggi riprendere questo pensiero politico maturato nella Germania degli anni ’20 appare comunque evidente. Lo stesso Schimtt** del resto considerò superata la sua definizione dinanzi alla constatazione che la guerra moderna era ormai sciolta dallo Stato, dalla difesa di un territorio, di una comunità ed era diventata guerra ideologica contro un nemico privato, non più hostis dunque ma inimicus.
Eppure al di là dell’inappropriatezza della citazione, il discorso di Buttiglione è un sintomo chiaro delle pulsioni consociative che fermentano nel suo partito. La contrapposizione tra le due linee che si sono sviluppate all’interno della Cdl non è infatti, come afferma il presidente dell’Udc, tra falchi e colombe, tra chi vuole a tutti i costi attaccare l’Unione e i fautori del dialogo. Il confronto è tra chi vuole restare fedele al mandato popolare di una dura e ferma opposizione e chi invece, nostalgico della prima Repubblica, vorrebbe riprendere un dialogo consociativo non nell’interesse del Paese ma nell’interesse di potere del proprio partito. Eppure Buttiglione sa che Forza Italia sostenne il governo D’Alema nella missione in Kosovo. Sa che in commissione Difesa la Cdl ha votato favorevolmente all’impegno in Libano. Sa insomma che i suoi alleati non retrocedono davanti alla responsabilità di sostenere scelte positive per l’Italia. Non solo. Buttiglione ha anche piena consapevolezza di quanto l’attuale maggioranza abbia risposto picche alla ricerca di dialogo costruttivo proposto dalla Cdl. Così è stato per le più alte cariche dello Stato, così è tuttora col rifiuto di riconoscere, anche ad urne chiuse, ogni minimo merito al precedente governo, sia sul fronte conti pubblici – nonostante l’aumento del gettito fiscale – sia sul versante della politica estera con i continui distinguo sulla missione in Irak. Ecco dunque caro Buttiglione che noi elettori di centrodestra - di Fi, An, Lega e come lei sa anche dell’Udc - facciamo fatica a non vedere nel suo ragionamento la malizia di chi vorrebbe preparare il terreno per salti futuri. Fatichiamo a capire perché lei non veda ciò che è sotto gli occhi di tutti e cioè che è la sinistra che dal novembre del ’93 ha trasformato Silvio Berlusconi in un nemico privato (inimicus) da distruggere. Se oggi Schimtt può conservare una propria attualità è proprio recuperando quel concetto di nemico politico come altro da sé, col quale confrontarsi e non necessariamente scontrarsi ma non certo inciuciare. Mantenere la Cdl su un confine preciso, definito e marcato dall’Unione non significa aspirare alla distruzione dell’avversario ma al rafforzamento della nostra identità – e quindi anche del bipolarismo - che sarà più forte, quanto più saremo in grado di essere qualcosa di diverso da questo centrosinistra.


* Il concetto politico (1927)
** Teoria del partigiano (1963)

1 commento:

Anonimo ha detto...

la dicotomia schmttiana amico-nemico si trasforma nella tautologia democristiana- andreottiana amico-amico (che poi è uguale a nemico-nemico)...insomma viva lo spirito dmeocristiano, passano tutti la DC resta!!!!