28 febbraio 2006

Per l’Occidente: i dubbi ne accreditano il valore

Il Manifesto per l’Occidente promosso da Marcello Pera sta sviluppando sui blogger di centrodestra un dibattito di altissimo livello. Dopo una prima entusiastica adesione, la comunità di TV ha cominciato a confrontarsi su posizioni che restano certamente “contigue”. Molti hanno lamentato un appiattimento eccessivo verso la deriva c.d. teocon. I dubbi in questo senso sono arrivati non solo, come era prevedibile, dai riformatori liberali, ma anche da chi riconosce la pregnanza della dottrina cristiana nella cultura occidentale eppure fa fatica ad ammettere i valori religiosi come valori sintetizzanti dell’Occidente. Non può non venire in mente in questa discussione la figura del ghibellin fuggiasco che da cattolicissimo conservava le sue legittime perplessità su una politica di stato che s’identificasse con la Chiesa di Roma. Come è stato notato in molti post il Manifesto di Pera centra molto bene le difficoltà dell’Occidente e il bisogno di riscoprire l’orgoglio della nostra identità ma pecca nel ridurre la nostra difesa ad una difesa dei principi cristiani. Come si può dimenticare che in nome di quegli stessi principi qualche secolo fa nella nostra Europa si mandavano gli infedeli sul rogo? Ma accanto a questa disputa esiste un’altra problematica su cui incoccia il carattere teocon di questo Manifesto. Da un punto di vista squisitamente strategico, conviene veramente arroccarsi sulla religione e riconoscere così al fondamentalismo violento la rappresentanza di tutto il mondo musulmano? Non sarebbe meglio riconoscersi intorno ad un nucleo di valori laici, e non laicisti, condivisibili al di là del credo religioso? I principi cristiani costituiscono una parte fondamentale della nostra cultura cui non intendo assolutamente rinunciare ma presentati così rischiano di accreditare l’idea dello scontro di civiltà. Per l’Occidente può essere invece anche un musulmano o un buddista se questo significa rispettare la libertà dell’altro.
Queste in sintesi le mie perplessità. Oltre il quale mi preme sottolineare che il Manifesto di Pera resta una base importantissima dal quale partire. E fuor di dubbio che questa dichiarazione rappresenti l’affermazione di un mondo conservatore che riscopre la forza di emergere e di riaffermare le nostre radici. Se riusciremo a discutere in modo rispettoso sulle modalità attraverso le quali riaffermare l'orgoglio della nostra Storia questa affermazione potrà diventare veramente il Manifesto di tutte le nazioni dell'Occidente, scavalcando così trasversalmente ogni barriera ideologica e confessionale.