15 settembre 2006

...e liberaci dalle lobby


Era il titolo di prima pagina dell'Espresso l'indomani del decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Questa mattina Francesco Rutelli, in qualità di ministro per i Beni culturali, ha ufficializzato la nomina di Umberto Paolucci a presidente dell'Enit, l'Ente nazionale per il turismo. Paolucci è il fondatore di Microsoft Italia e attuale vicepresidente di Microsoft corporation e andrà a ricoprire un incarico in un dicastero particolarmente nevralgico in tempi di open source. Sono curioso di sapere cosa ne pensa di questa nomina Fiorello Cortiana, senatore dei Verdi e fiero nemico di Microsoft che durante la scorsa legislatura paventava continuamente collateralismi tra il governo Berlusconi e la società di Bill Gates. Non è qui in discussione il valore di Paolucci come manager in grado di far bene anche nel pubblico, resta però l'inopportunità di questa nomina mentre a Bruxellese la Kroes, commissario alla concorrenza, sta mandando avanti un duro scontro col colosso americano perchè paghi a multa inflitta nel marzo del 2004 per abuso di posizione dominante. Quando si dice: conflitti d'interesse...

Santoro manda la Borromeo a scoprire il degrado in visone


L'ottimo harry descrive mirabilmente lo spregevole servizio pubblico di Michele Santoro che con la sua chioma punta decisamente a diventare la nuova Carrà di mamma Rai. Io mi limito a segnalare la grottesca scena con cui la bella Borromeo s'improvvisa reporter d'assalto negli scantinati cinesi col suo splendido collo di visone. Ed io non posso non pensare alla foto di Oliviero Toscani per la campagna animalista nella quale la testa di una maiala è avvolta in una pelliccia.

Poppopo...provera;)

14 settembre 2006

Stasera Anno Zero della I Repubblica


Se perdi il lavoro non cercarne un altro ma piangi finquando non lo riavrai. È questo il significato più triste che la love story tra Rai e Michele Santoro indirettamente ma decisamente ci trasmette. Da sempre il servizio pubblico ha avuto i suoi martiri estromessi dall’alternanza delle correnti politiche di turno. Spesso la rimozione è avvenuta a dispetto del consenso televisivo che il giornalista aveva saputo conquistare. Ma vi è una differenza fondamentale. Gianfranco Funari, Oliviero Beha, Massimo Fini e gli stessi Enzo Biagi e Luttazzi ed oggi Clemente Mimun, dopo essere stati ostracizzati si rimboccarono le maniche e forti della loro professionalità cercarono fortuna altrove. Michele Santoro no. Come i rampolli di famiglia viziati ha cominciato a fregnare, manco il suo caso fosse il primo della storia televisiva italiana. Quello che sdegna nell’affaire Santoro non è il suo reintegro ma l’atteggiamento col quale ha ottenuto il giocattolo che tanti suoi colleghi altrettanto meritevoli non avranno mai. Riesce difficile infatti comprendere le difficoltà nel trovare una nuova collocazione per un professionista dell’informazione che ha avuto la capacità, ma anche la fortuna, di lavorare per oltre dieci anni nella prima serata della Rai. Invece il viziato ha cominciato a piangere, ottenendo dal suo partito di riferimento una poltrona a Strasburgo con l’obiettivo semplicemente di avere un nuovo palchetto dal quale piagnucolare ancora. Stasera ritorna. E come i ragazzini per la vittoria della loro squadra del cuore, Santoro ci regala il suo crin dorato. Giustizia è fatta Michelino, hai di nuovo il pane quotidiano. Povera Italia.