30 maggio 2006

Oriana Fallaci: quando la vecchiaia dà alla testa

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i fallaci-fan delle ultime esternazioni della profeta d’oltreoceano. Non mi si dica che sono solo provocazioni. Il livore estremo non è mai un buon viatico per analisi serie. Se la Fallaci si vergogna dell’Italia io, non da ora, mi vergogno di essere suo compatriota!

Nasce partito pedofilo olandese sotto la bandiera della libertà

Gli approdi assurdi del libertarismo olandese non finiscono di stupire.
Domani ad Amsterdam nasce la NVD (Carità, Libertà e Diversità) il primo partito pedofilo, obiettivo depenalizzare le pornografia infantile e i rapporti fra adulti e bambini con più di dodici anni. Ma nel lungo periodo il traguardo sarà l’abbattimento di ogni restrizione d’età. Secondo uno dei fondatori Ad van den Berg "Educare i bambini significa anche abituarli al sesso. Proibire rende i bambini ancora più curiosi". Ma il vademecum di questi trogloditi non finisce qui. Nella loro società ideale la televisione dovrebbe trasmettere liberamente anche di giorno film porno e dovrebbe essere riconosciuta piena libertà di girare nudi in ogni luogo. Ovviamente massima legalizzazione di tutti i tipi di droghe il tutto al grido di "Daremo una svegliata all'Aja!". Ma questa è vera libertà? La disputa ovviamente non esiste ma non è un caso che proprio in Olanda si arrivi sempre con maggiore facilità a confondere l’abolizione dei divieti con l’accrescimento delle libertà individuali. Non è forse lo stesso dovere dello Stato alla tutela dei deboli la migliore garanzia della loro libertà?

La Cdl perde e se la prende con gli elettori

Il risultato insoddisfacente per il centrodestra in questa tornata elettorale era stato facilmente preannunciato. Non si trattava di fare la parte dei menagramo. L’insuccesso era nell’aria come era nell’aria il testa a testa già diverse settimane prima del voto per le politiche. Quello che accaduto infatti altro non è stata che la matematica conseguenza di una strategia di comunicazione da parte del centrodestra confusa e disorganizzata. Già l’ho scritto più volte. Anziché correre da una città all’altra Silvio Berlusconi & Co. avrebbero dovuto dare maggior risalto alla compattezza della coalizione in parlamento con la creazione immediata di un piano di opposizione preciso ed invece…Invece nulla. Spiace dirlo ma si è continuato a strepitare per un voto sul quale obiettivamente peseranno a lungo le ombre di irregolarità ma che tuttavia non può costituire l’unica arma, soprattutto se si vuole fare di quest’opposizione un progetto solido per domani. La sconfitta, perché tale è, non può essere nascosta dietro la consolazione della conferma in Sicilia. A Torino Rocco Bottiglione è stato letteralmente stracciato da Sergio Chiamparino semplicemente perché la sua candidatura è apparsa artificiosa e tardiva. La conquista dei grandi comuni, pur restando sempre ardua per il centrodestra, si costruisce a partire da un’opposizione seria costante che crei sul territorio dei riferimenti ben precisi. Così non è stato oltre che a Torino, a Napoli e a Roma. Quello che ha vinto non è stata la capacità dei sindaci di centrosinistra ma la loro fama facilmente alimentata grazie al vuoto dell’opposizione. Se Rosa Russo Jervolino riesce ad essere confermata dai napoletani nonostante il caos imperante nella città partenopea è perché quei cittadini - ahimè! – si sono rassegnati ormai ad quel caos e finiscono per votare il personaggio che ha pur sempre un rilievo nazionale maggiore rispetto ad un onestissimo questore che improvvisamente è apparso sulla scena cittadina paventando repulisti di ogni sorta. E chi si aspetta che io oggi vada in giro tronfio con la stelletta di Totò Cuffaro sul petto si sbaglia di grosso!

29 maggio 2006

Le alchimie liberiste della concertazione

Al di là di qualche timido e interessato - vedi legge Biagi - apprezzamento per il precedente governo, Confindustria si conferma grande elettore di Romano Prodi. Le dichiarazioni del nuovo inquilino di palazzo Chigi, durante l'assemblea degli industriali, sono infatti speculari rispetto alle istanze espresse da Luca Cordero di Montezemolo e si concentrano in particolare su due punti chiave: nuove privatizzazioni e taglio del costo del lavoro. I due temi, intendiamoci, sono cari ad ogni liberale, se non fosse che la loro applicazione, in questo caso, resta tutt'altro che univoca.
Le privatizzazioni di un governo liberale non sono infatti «atti di liberalità» a favore di alcuni, ma operazioni con cui lo Stato punta a favorire la crescita di un settore aprendolo ad una maggiore concorrenza e consentendo al tempo stesso all'erario di incassare quanto più è possibile dalla vendita. Da questo punto di vista chi può sostenere oggi con convinzione la bontà delle operazioni con cui lo Stato si privò del controllo di Telecom o del settore trasporti delle Fs? Le privatizzazioni dunque non sono di per sé una garanzia di efficienza e di apertura dei mercati, anzi se mal gestite possono produrre monopoli o oligopoli tali da far rimpiangere il vecchio sistema statale.
Lo stesso discorso vale per la riduzione degli oneri sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale. Montezemolo ha chiesto su questo costo addirittura una diminuzione di dieci punti in cinque anni. Prodi ha già lasciato intendere che, viste le risorse a disposizione, il taglio ci sarà ma favorirà solo le aziende disposte ad investire quanto risparmiato in termini di tasse sul versante dell'innovazione. Ma chi e come valuterà questa intenzione e questa capacità? Siamo certi che il sacrificio fiscale dello Stato agevolerà la ripresa? In un'ottica liberale, in realtà, il sistema fiscale dovrebbe essere il più semplice possibile, sì da fugare ogni sospetto di contribuenti privilegiati; eppure da questo nuovo governo stanno piovendo in continuazione promesse di tagli selettivi. Da un lato si continua a promettere un'applicazione rigorosa del prelievo progressivo - chi più ha, più paga - dall'altro si assicurano forme di tassazione agevolata ad alcune imprese per favorirne gli investimenti. A tutti noi comunque si annuncia sempre e comunque la necessità di una manovra correttiva nonostante Bruxelles ne neghi l'utilità e continui a mostrarsi fiduciosa nelle misure varate con l'ultima finanziaria.
Qual è la soluzione di questo rebus? Il governo vuole più soldi ma promette di non prenderne ai ceti deboli e di prenderne anche di meno alla grande industria. Al ceto medio, a quella sparuta maggioranza di «caimani» fuori da questa complexio oppositorum
di cui scriveva ieri Raffaele Iannuzzi, sorge spontaneo un legittimo timore.

Da Ragionpolitica del 26 maggio 2006