Tra i tanti parassiti che hanno annusato l’erba della Cdl vi è il caro Sergio D’Antoni, padre del “sindacalismo illuminato” ed ottimo epigono di Mariotto Segni nel fondare “grandi partiti” puntualmente scomparsi. Bene. Dopo aver capito che nel Polo non c’era più spazio anche per i suoi appetiti, che ahimè, già tanti ne avevamo, D’Antoni ha sposato la causa che gli sembrava in prospettiva più fruttifera di comode poltrone. Oggi il Sergio però ha fatto di più. Intervenuto nell’Aula di Montecitorio in occasione del voto sul Dpef il berluscones mancato (per fortuna!) ha espresso tutto il suo rimpianto per il patrimonio sociale degli anni novanta e per i modelli consociativi di cui è stato protagonista. È stata la celebrazione di quello che io chiamerei “collettivismo delle lobby” cosa ben diversa dal comunitarismo che si sforza di recepire tutte le istanze della società e non soltanto quelle più chiassose. Lascio qui alcune dichiarazione estrapolate direttamente dallo stenografico appena battuto da Montecitorio. Buona lettura, e un consiglio a Pingitore a riflettere per un ruolo D’Antoni nel Bagaglino.
Bisogna ricreare questo patrimonio di consenso sociale, che l'Italia ha costruito faticosamente negli anni Novanta e che, purtroppo, negli ultimi quattro anni è stato disperso e distrutto. Questo patrimonio era diventato un modello in Europa. La concertazione e la partecipazione democratica dei grandi soggetti collettivi costituiscono la base per uscire da questa situazione di crisi, se si vogliono trovare soluzioni che abbiano il consenso e che portino, successivamente, a comportamenti coerenti. Senza tali comportamenti, non avremo maggiori investimenti, maggiore consumo, né una maggiore capacità di credere nel futuro di questo paese…
La gran parte dei presenti in questo Parlamento è cresciuta in una cultura in cui lo Stato per primo dava l'esempio: dava di più a chi ha di meno, e dava di meno a chi ha di più…
Tale grande patrimonio di culture oggi vede un capovolgimento della situazione: si dà di più o tutto a chi ha di più o tutto, e si dà di meno o zero a chi ha di meno o zero.
28 luglio 2005
27 luglio 2005
Chi ha paura di Verzaschi? Contro i vigliacchi, Polo svegliati!
Nell’Italia dei teatrini da prima repubblica il passaggio di Marco Verzaschi alle truppe mastellate rappresenta soltanto l’ultimo atto. Ciò che colpisce in quest’ultimo caso non è solo l’entità del salto del voltagabbana di turno né l’importante ruolo svolto fino a ieri dal politico romano come responsabile di Sanità e Ambiente della giunta Storace. No, quello che è divertente sottolineare è la sfacciataggine con cui Verzaschi ha spiegato la sua scelta. Nella conferenza stampa di lunedì l’ex assessore del Lazio infatti ha spiegato che in undici anni la spinta del leader Berlusconi "si è trasformata in una gestione padronale capace di bloccare chi, come me e ad altri amici, cerca di interpretare ancora la politica come passione nel tentativo di rispondere ai problemi del territorio". Bravo Verzaschi. La risposta a questa tua sete di politica a servizio della gente qual è? Mastella, l’apologeta del Cencelli fin dal condominio, primatista indiscusso di valzer delle coalizioni, poltronista d’eccezione, di quelli che la Frau vorrebbe come testimonial. Oltre ad addolorarsi e incazzarsi, i leader del Polo dovrebbero fare un bel mea culpa per aver allevato in seno alla Cdl un innocente gestore di potere come questo signore. Spiace dirlo, ma quest’uscita getta ombre anche sulla giunta Storace di cui Verzaschi è stato un protagonista indiscusso. Ora il Polo deve serrare le fila e andare all’attacco. Il punto debole del partito del premier è la troppo frequente transumanza di caproni della politica che entrano a pascere l’erba finché è verde. Via dell’Umiltà impari a scegliere le colonne del partito nella regione e nella capitale in modo più accurato privilegiando figure indiscutibilmente allergiche al centrosinistra. Alleanza nazionale, ben più radicata sul territorio, potrebbe dare un valido aiuto anche in questa fase. È giusto che, in vista di una coalizione sempre più stretta, gli alleati imparino a condividere anche l’assegnazione di incarichi cardine che prescinda da quote e correnti varie specie a livello locale. È qui che la Cdl ha cominciato a perdere colpi su colpi la fiducia degli elettori e da qui che deve partire la riscossa.
Vermaschi (il lapsus non è così involontario) intanto, oltre ad affrettarsi a chiudere l’accesso ai siti della sua carriera in Forza Itlalia, ci spieghi come dialogherà ora con i vari Angelo Bonelli e Tonino D’Annibale, tanto per fare i nomi di due consiglieri dell’opposizione che hanno continuamente attaccato le sue iniziative da assessore, non con semplice critiche sull'operato bensì accusandolo di gestire in modo “personalistico” e “fuori dalle regole” le vari emergenze sanità e rifiuti.
Vermaschi (il lapsus non è così involontario) intanto, oltre ad affrettarsi a chiudere l’accesso ai siti della sua carriera in Forza Itlalia, ci spieghi come dialogherà ora con i vari Angelo Bonelli e Tonino D’Annibale, tanto per fare i nomi di due consiglieri dell’opposizione che hanno continuamente attaccato le sue iniziative da assessore, non con semplice critiche sull'operato bensì accusandolo di gestire in modo “personalistico” e “fuori dalle regole” le vari emergenze sanità e rifiuti.
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