Sul Giornale di oggi il neo senatore diessino Gerardo D’Ambrosio ci offre pillole di saggia apertura sul fronte giustizia.
Alcuni suoi colleghi di partito, ad esempio, ritengono che per prima cosa bisogna abolire le leggi sulla giustizia approvate nella passata legislatura. È d'accordo? 'Andranno esaminate ad una ad una ma non costituiscono una priorita''. Nessun intervento quindi? 'Guardi, i guai della giustizia sono altri... Nella sua agenda ideale quali sono gli interventi prioritari da attuare? 'Tutti quelli che rendono la giustizia certa e rapida. Meglio l'applicazione di una condanna piu' mite in tempi rapidi piuttosto di una condanna pesante che non viene mai espiata.
È bastato qualche voto in più per stravolgere l’approccio della sinistra ad una possibile riforma della magistratura. Considerando anche la spinta dei rosapugnettari a favore della separazione delle carriere possiamo stare tranquilli…
14 aprile 2006
13 aprile 2006
Delizie d’Unione: il Pacs tra Piero e Bobo
Con Piero Fassino io ho fatto un patto'. Lo ricordi. 'Quando decisi di portare il mio partito nella coalizione del centrosinistra, dopo che il ministero dell'Interno mi aveva bocciato il simbolo del garofano, sostenendo che si confondeva con il simbolo della Nuova Dc e del Psi di De Michelis...'. Quando si presento' da Fassino, cosa accadde? 'Semplice: trovai le liste della Lombardia gia' fatte e a me tocco' il posto numero 9... Arrivavo persino dopo una ricercatrice voluta da Prodi ed e' per questo che chiesi garanzie'. Di che tipo? 'Dissi: se non mi eleggono, com'e' quasi certo, mi portate al governo'. E Fassino? 'Disse che non c'erano problemi, facemmo comizi insieme...'. Ora Bobo Craxi aspetta una telefonata.
Non faccio i ricattucci che fecero, due tre mesi fa, tipi come Mastella o Di Pietro... Io so solo di aver salvato la vita politica di Prodi e Fassino e di tutti gli altri.(dal Corriere)
Cosa farà la dolce Pierina? Cadrà nelle lusinghe del Clemente sannita o del ruspante Tonino? Bobo in fondo sarà sufficiente portarlo un po’ a spasso il pomeriggio… ma Romano in tutto questo? niente da fare lei pensa ancora alle promesse del marinaretto.
Non faccio i ricattucci che fecero, due tre mesi fa, tipi come Mastella o Di Pietro... Io so solo di aver salvato la vita politica di Prodi e Fassino e di tutti gli altri.(dal Corriere)
Cosa farà la dolce Pierina? Cadrà nelle lusinghe del Clemente sannita o del ruspante Tonino? Bobo in fondo sarà sufficiente portarlo un po’ a spasso il pomeriggio… ma Romano in tutto questo? niente da fare lei pensa ancora alle promesse del marinaretto.
12 aprile 2006
Il Polo perde ma l’Italia è più a destra di prima!
Al Senato, la Casa delle liberta' ha ottenuto 2 milioni e 772 mila voti in piu' rispetto alle elezioni del 2001. Alla Camera, ha ottenuto 2 milioni e 83 mila voti in piu', sempre rispetto al 2001. Questo significa che l'area di consenso della Casa delle liberta', dopo cinque anni di governo, si e' allargata, e cio' ben oltre l'aumento di poco piu' di un milione di voti validi.
È l’analisi da non perdere di Alessandro Corneli che, sul Giornale di oggi, mette in evidenza un dato fondamentale di queste elezioni politiche.
È l’analisi da non perdere di Alessandro Corneli che, sul Giornale di oggi, mette in evidenza un dato fondamentale di queste elezioni politiche.
11 aprile 2006
Le insidie della legge Tremaglia
“Nessun partito politico italiano, nella prossima legislatura, potrà illudersi di fare totalmente conto sui rappresentanti degli italiani all’estero, anche quando sono stati eletti su una lista che porta il suo nome”. Così Sergio Romano concludeva dalle colonne del Corriere della Sera del 31 marzo la sua disamina sulla novità del voto degli italiani all’estero, manifestando tutte le sue preoccupazioni per l’eccessiva apertura della Legge Tremaglia. Prima di altri Romano intuiva lo stravolgimento che avrebbe portato questa novità del sistema elettorale rispetto alla configurazione del nostro Parlamento. L’obiettivo dei parlamentari eletti all’estero, scriveva infatti l’ambasciatore, sarà “non la soluzione dei problemi della madrepatria, ma la soddisfazione delle esigenze dei suoi elettori”. Il neo-senatore per l’aerea Sud America, Luigi Pallaro, ben prima del voto aveva preannunciato in caso di elezione il suo sostegno alla maggioranza, indipendentemente da quale coalizione avrebbe ricevuto l’incarico di governo.
L’eccesso della riforma Tremaglia è effettivamente stato rappresentato proprio dalla previsione di candidati residenti nelle stesse circoscrizioni estere. Nelle altre grandi democrazie, che pure permettono il voto dei connazionali emigrati, i candidati sono gli stessi per i quali votano i compatrioti rimasti in patria. L’anomalia è tutta qui e non è poco se si considera che secondo la stessa Costituzione il parlamentare dovrebbe rappresentare tutta la nazione. In questo caso invece ci troviamo davanti a candidati che dichiaratamente promuoveranno l’interesse particolare delle comunità al di fuori dei nostri confini, considerando del tutto secondari i problemi della madrepatria.
Ma l’errore più grave in cui il centrodestra è inavvertitamente incorso è stato il modo stesso in cui ha preparato la campagna elettorale nella circoscrizione Estero. Pur correndo per un’elezione col sistema maggioritario – la legge era stata varata prima della riforma elettorale in senso proporzionale – il Polo come nelle circoscrizioni nazionali si è infatti presentato diviso partito per partito. Se nelle ripartizioni Nordamerica e Africa-Asia-Oceania, che hanno eletto ciascuna un senatore, la Cdl avesse per esempio corso con un’unica lista, avrebbe certamente ottenuto entrambi i seggi e a Palazzo Madama il risultato finale si sarebbe rovesciato a suo favore con 158 rappresentanti contro i 156 dell’Unione. Invece nonostante le percentuali dei tre principali partiti di centrodestra presenti in queste aeree - Forza Italia, Lista Tremaglia e Udc - superino in queste aeree il 55% dell’elettorato contro il 38% scarso dell’Unione, i due seggi in questione sono andati al centrosinistra.
C’è infine un ultimo fattore che ha pesato sulla sconfitta del Polo nei collegi extraterritoriali, la stampa estera. In Italia conosciamo bene attraverso quali filtri l’informazione politica giunga negli altri paesi. I primi ad essere sconvolti dal testa a testa sono stati proprio i giornalisti stranieri che da cinque anni si divertivano a denigrare all’estero il governo di Silvio Berlusconi. Se in Italia il premier è riuscito a compensare questa visione distorta della realtà con una massiccia campagna di comunicazione ciò non è stato possibile all’estero. Questa carenza è confermata del resto dal dato sull’affluenza alle urne d’oltremare che, malgrado le aspettative del ministro Tremaglia, si è fermata al 38,8% dando così particolare risalto alla maggiore militanza dell’elettorato di sinistra.
Su Ragionpolitica del 12 aprile
L’eccesso della riforma Tremaglia è effettivamente stato rappresentato proprio dalla previsione di candidati residenti nelle stesse circoscrizioni estere. Nelle altre grandi democrazie, che pure permettono il voto dei connazionali emigrati, i candidati sono gli stessi per i quali votano i compatrioti rimasti in patria. L’anomalia è tutta qui e non è poco se si considera che secondo la stessa Costituzione il parlamentare dovrebbe rappresentare tutta la nazione. In questo caso invece ci troviamo davanti a candidati che dichiaratamente promuoveranno l’interesse particolare delle comunità al di fuori dei nostri confini, considerando del tutto secondari i problemi della madrepatria.
Ma l’errore più grave in cui il centrodestra è inavvertitamente incorso è stato il modo stesso in cui ha preparato la campagna elettorale nella circoscrizione Estero. Pur correndo per un’elezione col sistema maggioritario – la legge era stata varata prima della riforma elettorale in senso proporzionale – il Polo come nelle circoscrizioni nazionali si è infatti presentato diviso partito per partito. Se nelle ripartizioni Nordamerica e Africa-Asia-Oceania, che hanno eletto ciascuna un senatore, la Cdl avesse per esempio corso con un’unica lista, avrebbe certamente ottenuto entrambi i seggi e a Palazzo Madama il risultato finale si sarebbe rovesciato a suo favore con 158 rappresentanti contro i 156 dell’Unione. Invece nonostante le percentuali dei tre principali partiti di centrodestra presenti in queste aeree - Forza Italia, Lista Tremaglia e Udc - superino in queste aeree il 55% dell’elettorato contro il 38% scarso dell’Unione, i due seggi in questione sono andati al centrosinistra.
C’è infine un ultimo fattore che ha pesato sulla sconfitta del Polo nei collegi extraterritoriali, la stampa estera. In Italia conosciamo bene attraverso quali filtri l’informazione politica giunga negli altri paesi. I primi ad essere sconvolti dal testa a testa sono stati proprio i giornalisti stranieri che da cinque anni si divertivano a denigrare all’estero il governo di Silvio Berlusconi. Se in Italia il premier è riuscito a compensare questa visione distorta della realtà con una massiccia campagna di comunicazione ciò non è stato possibile all’estero. Questa carenza è confermata del resto dal dato sull’affluenza alle urne d’oltremare che, malgrado le aspettative del ministro Tremaglia, si è fermata al 38,8% dando così particolare risalto alla maggiore militanza dell’elettorato di sinistra.
Su Ragionpolitica del 12 aprile
10 aprile 2006
Canta canta ma Forza Italia resta prima
Quietatevi spifferi. Forza Italia tiene. Già dagli exit pool si conferma primo partito. Da qui si riparte.
09 aprile 2006
In Irpinia l’Unione presenta il suo vero volto
Votare in Alta Irpinia offre la possibilità che non ti aspetti, quella di guardare in faccia lo scontro in atto, i suoi protagonisti principali. Il cavaliere, l’uomo della tv commerciale cresciuta all’ombra del Garofano di Craxi. Il democristiano, il professore del tressette della Magna Grecia, cresciuto all’ombra del sisma del 1980 con i vari Tanzi, Scalfari e Prodi.
Più di Romano Prodi infatti è Ciriaco De Mita il burattinaio dell’Unione, è lui che, dopo dieci anni da demiurgo, ritornerà a Montecitorio per tessere in prima persona nuove trame e nuove clientele. I legami col professore sono poi notissimi. Prodi ascese all’Iri proprio per volontà dell’allora segretario dc, che frequentava Nusco dai tempi della Cattolica quando divideva la stanza col fratello di Ciriaco. Quali mosse prepara adesso il professore irpino? Forse la rottura con i ds e l’assalto al centro del Polo, certo non tornerà a Roma per adattarsi a un ruolo di secondo piano. La sua rete di potere nel feudo avellinese del resto peserà come al solito notevolmente sul bottino di voti della Margherita e quindi sulla sua linea politica. De Mita in fondo è da tempo sempre più presente accanto a Francesco Rutelli. La trasformazione dell’ex sindaco di Roma da radical chic di sinistra a basista democristiano mostra chiaramente la sua impronta. La stessa irrequietezza dell’ala rutelliana della Margherita è stata certamente ispirata da De Mita che non ha dimenticato la sufficienza con cui il professore lo mise da parte nel 1996. Pur non essendovi più la simpatia di un tempo non vi è dubbio tuttavia che, in caso di vittoria dell’Unione, l’influenza del potente esponente democristiano su Prodi sarà enorme. Noi ci prepariamo.
Più di Romano Prodi infatti è Ciriaco De Mita il burattinaio dell’Unione, è lui che, dopo dieci anni da demiurgo, ritornerà a Montecitorio per tessere in prima persona nuove trame e nuove clientele. I legami col professore sono poi notissimi. Prodi ascese all’Iri proprio per volontà dell’allora segretario dc, che frequentava Nusco dai tempi della Cattolica quando divideva la stanza col fratello di Ciriaco. Quali mosse prepara adesso il professore irpino? Forse la rottura con i ds e l’assalto al centro del Polo, certo non tornerà a Roma per adattarsi a un ruolo di secondo piano. La sua rete di potere nel feudo avellinese del resto peserà come al solito notevolmente sul bottino di voti della Margherita e quindi sulla sua linea politica. De Mita in fondo è da tempo sempre più presente accanto a Francesco Rutelli. La trasformazione dell’ex sindaco di Roma da radical chic di sinistra a basista democristiano mostra chiaramente la sua impronta. La stessa irrequietezza dell’ala rutelliana della Margherita è stata certamente ispirata da De Mita che non ha dimenticato la sufficienza con cui il professore lo mise da parte nel 1996. Pur non essendovi più la simpatia di un tempo non vi è dubbio tuttavia che, in caso di vittoria dell’Unione, l’influenza del potente esponente democristiano su Prodi sarà enorme. Noi ci prepariamo.
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