Cosa possa passare nella testa di un uomo che arriva al giro di boa dei settanta anni può saperlo solo chi settanta anni li ha vissuti sulla propria pelle, non certo io. Quello che invece so per certo è che l’uomo che oggi compie settanta anni e che risponde al nome di Silvio Berlusconi ha segnato la vita del mio Paese come pochi nella nostra storia. Sorrido in questi giorni quando vedo lo sconforto dei tanti amici sinistri per le poco esaltanti vicissitudini della maggioranza che li rappresenta. Tanti di loro hanno formato il proprio credo politico in questi anni di berlusconismo, sull’onda facile di una critica continua, massiccia, che non ha risparmiato nessun aspetto della politica del Cavaliere. Eppure oggi proprio sui loro volti io leggo ancora più forte di prima l’incidenza del suo governo, onorevole Berlusconi, sulla maturità democratica dell’Italia che verrà. Le sue uscite arrembanti e combattive hanno lasciato spazio ad un’Italia troppo vecchia che molti di noi credevano ormai superata. Ma se oggi suscita tanto imbarazzo il dilettantismo di Romano Prodi sulla stessa stampa che ne promosse l’avvento a Palazzo Chigi, questo è proprio per un inevitabile e forse anche inconsapevole raffronto che tutti, anche coloro che più l’hanno detestata, sono costretti a fare. L’avevo scritto l’indomani della sconfitta del 9 aprile. Berlusconi ha perso ma il berlusconismo è più forte di prima. Lo confermo oggi. Lì dove vedo come il berlusconismo non definisca semplicemente un carattere – il migliore - della nostra parte politica bensì indicchi un approccio alla politica inopinabilmente nuovo che ha ormai fatto breccia in tutti gli italiani. Una volta era uso credere che l’inafferrabile fosse il linguaggio naturale della classe politica, dei governanti del nostro Paese. Il parlare diretto era piuttosto indice di superficialità, di demagogia non certo di fine pensiero politico. La sua scelta coraggiosa di sporcarsi le mani nei luridi corridoi dei palazzi romani ha rotto quello schema, forse definitivamente. Io oggi so che al governo è tornato un gran bel pezzo di prima repubblica. Eppure al tempo stesso so che anche per i suoi più acerrimi avversari il suo stile resta un punto fisso col quale confrontarsi perché da lì veramente non è più pensabile tornare indietro. Quale che sia la sua prossima strategia politica presidente stia tranquillo, c’è la sua impronta profonda nel nuovo modo di pensare di questo Paese ora. Auguri presidente.
29 settembre 2006
28 settembre 2006
Carote radicali
Estratto dal Riformista del 27 settembre 2006, pag. 7
di Federico Punzi
Caro direttore, perché una sinistra che si direbbe laicista non riesce a dire un sì chiaro e forte all'eutanasia, neanche quando i sondaggi rivelano che la maggioranza degli italiani è favorevole?
Risposta: perché altrimenti che sfizio ci sarebbe ad inkulare i radicali dopo averne preso i voti?
di Federico Punzi
Caro direttore, perché una sinistra che si direbbe laicista non riesce a dire un sì chiaro e forte all'eutanasia, neanche quando i sondaggi rivelano che la maggioranza degli italiani è favorevole?
Risposta: perché altrimenti che sfizio ci sarebbe ad inkulare i radicali dopo averne preso i voti?
25 settembre 2006
Da Pannella a Nusco, un filo sottile
«Ciriaco tu ci dai il tuo apporto determinante, lo dico non per retorica ma sinceramente guardandoti negli occhi» ( oggi sul Mattino).
E' lo slancio omoaffettivo (direbbe ACP) con cui Francesco Rutelli ha chiuso la Festa DL di Pontecagnano, consapevole che un intellettuale della Magna Grecia non può che apprezzare.
PS: Ciccio ma dopo Caorle e Pontecagnano le feste son finite?
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