07 dicembre 2005

Sì alla lotta al terrorismo, No allo scontro tra civiltà

Sostengo fermamente una lotta al terrorismo serrata, senza tregua ma mi chiedo: è così inaudito che qualcuno chieda conto del modus operandi? Questo post sarà ancora uno di quelli che su TV susciterà lo sdegno di molti che oggi si affrettano a riconoscere alla CIA carta bianca nello scontro con i terroristi islamici eppure la capacità di autocritica è nel dna della nostra civiltà e non dovrebbe sorprenderci né spaventarci. È giusto allora che qualcuno chieda spiegazione di alcune modalità di lotta preventive che non appartengono alla nostra storia? Io credo di sì e non vedo perché una semplice richiesta d’informazioni debba essere interpretata come un intento accusatorio. Lo stesso primo ministro inglese, strenuo alleato degli Usa, ha ribadito oggi che in nessun caso si può accettare il ricorso alla tortura e che Guantanamo “è un’anomalia che deve finire”. Io mi sento orgogliosamente europeo quando le istituzioni dei paesi dell’Ue invitano la Casa Bianca a rispettare le convenzioni internazionali e a cessare metodi primitivi di imprigionamento. Considerare prioritario il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo non significa rinunciare ad una politica realistica anzi. Dalla capacità di affrontare con determinazione casi come Abu Ghraib e Guantanamo dipende il valore del nostro credito nei paesi islamici. Io sono pronto a qualsiasi tipo di verità emerga da queste vicenda ma l’Occidente deve dimostrare di credere nei propri ideali senza accettare deroghe. Non ci si può arrogare una visione realistica dello scenario mondiale immaginando una lotta che non abbia alcun rispetto per la dignità umana, non possiamo accettare che per perseguire i terroristi rinunciamo a garantire il diritto ad un giusto processo. Essere fedeli alleati, come lo stesso Berlusconi ha detto più volte, non significa essere subalterni alle scelte di un altro stato, fosse solo perché queste scelte c’interessano direttamente.