16 settembre 2005

Multipartitismo: come uscirne

Multipartitismo this is the question. Lo ha centrato molto bene Watergate palesando l’inutilità di rincorrere un sistema elettorale piuttosto che un altro per risolvere il problema della instabilità del nostro Paese attraverso. Come ho già scritto – precedente post – “non sono i sistemi elettorali a plasmare lo scenario partitico di una società” e per superare la nostra tradizionale frammentazione partitica ci vuole ben altro. Innanzitutto sia chiara una cosa. Buona parte dei partiti che stanno ingolfando il nostro sistema democratico non nascono su nuovi ideali da perseguire ma dall’aggregazione di interessi “molto particolari” che cercano di avere più voce nel contesto politico decisionale. Il multipartitismo perverso che va combattuto è in tal senso quel fenomeno che vede nascere ad ogni tornata elettorale partiti con un bacino elettorale in genere molto localizzato incentrati su una o due figure di politici spesso fuoriusciti da un partito più grande grazie al quale sono riusciti a crearsi una rete clientelare sufficiente a tener in piedi il loro nuovo movimento. In Campania il fenomeno è particolarmente frequente. È in questo modo che Mastella ha costruito il suo Campanile ed è così che nascono insignificanti movimenti anche nelle assemblee regionali che stanno diventando sempre più cruciali snodi di assegnazione di appalti e attribuzioni di incarichi. Lungi dal ridurre questo meccanismo, il Mattarellum lo ha alimentato ancora di più perché i collegi uninominali sono diventati né più ne meno che la proiezione del feudo del potente locale. Il multipartitismo ha così preso il sopravvento sulla partitocrazia. Da un sistema malato dall’ingerenza dei vertici dei partiti nazionali siamo passati ad un altro dove alle grandi segreterie si sono affiancati i vari Lombardo, Rotondi, Mastella cui vanno aggiunti tutti quei visir locali che i partiti si guardano bene da metter fuori per il serbatoio di voti che alimentano. Come uscire da questo meccanismo? Il voto di scambio si regge sui piccoli numeri. Per quanto forte un partito che nasce come distributore di interessi personali anche a livello regionale non supera certe percentuali quindi il sistema proporzionale con sbarramento al 4-5 % sarebbe un primo passo per non lasciare le grandi coalizioni sotto il ricatto di certi movimenti. Ma il nuovo sistema elettorale basterebbe a liberarci della frammentazione eccessiva? Forse. Tutto dipende dalla capacità di attuare la riforma costituzionale. Da qui dovrebbero arrivare i supporti utili a dare un nuovo assetto al panorama politico italiano come il rafforzamento delle prerogative del premier, col conseguente vincolo più forte tra eletti e coalizione, e la riduzione dei parlamentari per chiudere sempre più gli spazi di manovra ai piccoli mercanti di voti. Resteranno i grandi soltanto a mercanteggiare dirà qualcuno. Vero. Ma la politica sarà sempre veicolo d’interessi ed un rapporto palazzo/affari più concentrato diventerà tuttavia per forza di cose più trasparente specialmente se – come scrissi in un altro post –  si mettesse mano ad una seria normativa sul lobby.

15 settembre 2005

"Casini" proporzionali e proporzionale costituzionale

Dopo un coro di critiche emozionali mi sembra vadano aumentando nella blogsfera coloro che sono pronti a valutare l’apertura al proporzionale della maggioranza. Chi conosce i sistemi elettorali sa bene che non esiste un sistema assolutamente migliore dell’altro e che lo strumento andrebbe adattato alla realtà sociopolitica di ogni Paese. Ora prescindendo da dove questa nuova proposta della Cdl ci porterà un fatto è certo: l’attuale Mattarellum mal si adatta al contesto italiano perché è un sistema spurio ma anche perché appare catapultato su una realtà che non riuscirà mai a stabilizzarsi su un bipartitismo perfetto. Non sono i sistemi elettorali a plasmare lo scenario partitico di una società. Il campanilismo esasperato tipicamente italiano non ci porterà mai a due soggetti compatti e contrapposti, cosa che del resto avviene soltanto nel mondo anglosassone e non in Europa. Ancora una cosa rivolta a chi utilizza la Costituzione ad ogni piè sospinto per bloccare ogni riforma dello Stato. Ebbene i nostri padri costituenti scelsero il proporzionale come sistema elettorale prevedendo opportuni correttivi che assicurassero anche una stabilità governativa ma che poi non furono mai introdotti. Insomma anche al proporzionale come al maggioritario non è stata data la possibilità di esprimersi al meglio nonostante i 40 anni di applicazione! Un appello finale: SILVIO TORNA PRESTO CHE SIAMO INCASINATI DI BRUTTO!!!

SBARRATE FOLLINI PER FAVORE!

Ma Follini che ha nella testa? Cosa c’è di male nella richiesta di Gianfranco Fini favorevole a varare prima la riforma costituzionale e poi la modifica alla legge elettorale? Punto primo: la riforma costituzionale oltre ad introdurre dosi di federalismo le bilancia con una svolta in senso presidenzialista con un aumento delle prerogative del presidente del consiglio e questa è una battaglia direi antica dai tempi del Msi. Punto secondo: questa reazione fa dubitare ancora una volta del sostegno Udc alle riforme che se saltassero provocherebbero innanzitutto l’ira della Lega e buonanotte Cdl. Punto terzo: come credere alla buona fede di questi centristi del cavolo se all’indomani di una convergenza della maggioranza su una loro proposta cominciano a menar fendenti? Se si mette in discussione lo sbarramento si torna veramente alla prima repubblica!!!

14 settembre 2005

PROPORZIONALE:liste bloccate della discordia

Sulla scorta delle obiezioni sollevate da Walker vorrei puntualizzare alcune cose su queste benedette liste bloccate. Punto primo: mi spiace ma non colgo le differenze tra le liste bloccate ed i collegi uninominali dove comunque sono i vertici dei partiti che scelgono i candidati. Il diritto di non voto è l'unico antidoto in entrambi i casi salvo comunque  favorire indirettamente chi ti hanno imposto ma c’è una differenza di non poco conto. L’emendamento depositato prevede il 50% delle liste bloccate mentre il restante resterebbe attribuibile con le liste di preferenza quindi uno spiraglio dovrebbe esserci. Faccio notare comunque che per quanto possa non piacere le liste bloccate, come pure i collegi uninominali, “dovrebbero” permettere al candidato premier di avere dei sostenitori fidati in parlamento e la cosa in ottica bipolare e presidenzialista francamente non mi sembra neppure così sballata o antidemocratica visto che si sceglie il premier prima che il parlamentare. Resto dell’avviso tuttavia che bisogna aspettare per emettere giudizi così netti. Del discorso morale francamente non m’interessa un fico secco. Abbiamo già dato troppe possibilità a questa opposizione e non mi sembra ce ne sia venuto un gran bene.

IL PROPORZIONALE GRANDE OPPORTUNITA’

Non riesco a condividere tutto il pessimismo che si fa diffondendo in Tocque-Ville per la spinta proporzionalista del centrodestra. Ci sono degli aspetti molto positivi invece che, come scrivevo ieri ad emendamento depositato, potrebbero essere un buon viatico per un rilancio della coalizione.
1°. L’accordo sulla legge elettorale ha rinsaldato l’alleanza al suo interno, elemento basilare per ripartire col nuovo progetto di governo.
2°. Il proporzionale non comprometterà il bipolarismo che sta a cuore a tutti grazie allo sbarramento che impedirà la frammentazione eccessiva della rappresentanza parlamentare. Non solo. Con uno sbarramento al 4% se non al 5% su scala nazionale e del 12% circa nelle circoscrizioni  - per salvaguardare le rappresentanze delle minoranze forti solo su chiave locale – il bipolarismo ne uscirebbe rafforzato, tagliando fuori movimenti insignificanti come l’Udeur o la Dc di Rotondi che si nutrono di voti essenzialmente clientelari, LO DICO DA CAMPANO!!!
3°. Il proporzionale se ben applicato risolverà anche le diatribe interne alle coalizioni poiché darà ad ogni forza il numero di rappresentanti corrispondenti ai propri elettori. Insomma a ciascuno il suo! L’Udc è avvertito.

BUSH NUOVO MESSIA?TV DISCUTE

Grazie ai commenti di altri TV riprendo la discussione sulle perplessità della politica estera di Bush.
Io resto convinto della legittimità di avanzare riserve su come gli americani si stanno muovendo sulla scena internazionale e non riesco proprio a capire come una semplice strategia politica possa assurgere al rango di dogma su un forum liberale. Quando Robinik riprende il tema delle atrocità del regime di Saddam non fa altro che prendere quella strada della polemica che chiedevo di evitare. Come potrei dire che gioivo per l’esistenza di quello status quo? Se però si vuole ragionare attentamente sull’approccio degli Usa all’intervento in Iraq non si può dimenticare che la molla che Bush – NON IO – considerava scatenante era la certezza che il paese nascondesse armi di distruzione di massa. Perché dobbiamo far finta di dimenticare la realtà dei fatti? In Inghilterra Blair ha vissuto il suo momento più drammatico quando è emersa la voce che il rapporto segreto su quell’arsenale fosse contraffatto e questo perché è su quella documentazione che aveva ottenuto il via libera dagli inglesi alla missione in Mesopotamia. Chi è disinformato allora? Io contesto chi vuole dimenticare tutto ciò ma soprattutto contesto l’accusa di antiamericanismo per chi semplicemente vuole analizzare la successione di certi eventi. La “stabilità” tra mille virgolette cui alludevo era la stabilità geopolitica che quel dannato governo di Saddam assicurava alla regione mantenendo l’Irak lontano dall’integralismo islamico, a sostenerlo non sono io ma autorevoli esperti di politica internazionale come Sergio Romano. Vie alternative? Tante, tantissime come quelle che si stanno sperimentando con la Corea del Nord del resto o con Cuba e come l’attenuazione dell’embargo e il coinvolgimento graduale nell’economia globale. Ma vi siete mai chiesti se Saddam fosse tanto fesso da preferire la sua caduta ad un compromesso ragionevole con quegli stessi Stati Uniti che anni prima lo avevano scelto proprio come baluardo all’integralismo sciita? Chi è disinformato? Chi ricorda la storia forse.
Abr invece mi contesta la scelta di una posizione ambigua, tertium non datur mi ricorda. Eppure caro Abr la ratio di questa discussione è tutta qui. Io credo che in un forum lo scambio di idee sia sempre proficuo e debba sempre sussistere la possibilità di schierarsi su posizioni diverse senza peraltro manifestare l’intenzione di passare dall’altra parte. L’accostamento a Fassino scusami non lo accetto. Sono 12 anni che mi rodo il fegato perché ho sempre avuto posizioni destrorse, contrarie alla vulgata di sinistra ma non vorrei mai essere costretto a rinunciare a ragionare con la mia testa per conformarmiad una nuova intellighenzia.
Vi ringrazio di cuore per aver accolto l’invito a dibattere su questo tema con durezza e rispetto.

13 settembre 2005

Cdl si rinsalda sul proporzionale: stabilità ed equità gli obiettivi

Ci siamo la maggioranza serra le fila e va all’attacco. È stato infatti appena depositato presso la commissione Affari costituzionali della Camera il maxiemendamento della maggioranza al disegno di legge sulla riforma elettorale. L’intesa prevede un proporzionale senza collegi uninominali con un premio di maggioranza. Si voterà per il 50% per liste di candidati sulla base di un collegio unico nazionale; per il restante 50% sulla base di liste proporzionali divise per circoscrizioni. Si parla anche dell’inserimento di uno sbarramento al 4% che dovrebbe agevolare la stabilità delle coalizioni. Giù duri ovviamente i commenti dell’opposizione ma è probabile che il candidato premier, Romano Prodi, ancora una volta – come sul mandato a termine deciso dal Cdm - non conosca i termini dell’iniziativa visto che sarebbe tutt’altro che in contrasto col suo interesse di tenere unito il centrosinistra. Per la Cdl invece l’unità sulla modifica della legge elettorale potrebbe rappresentare il tanto sospirato viatico per rilanciare l’alleanza di centrodestra e pianificare una campagna elettorale da guerra. Resto convinto che i tempi per il partito unico siano troppo ristretti ma una comunicazione politica ad hoc potrebbe far nascere sul campo l’amalgama giusto per raggiungere in futuro una maggiore convergenza tra le forze del Polo.

Polo unito sui Pacs per zittire Prodi

Sui Pacs Forza Italia dimostri la sua carica liberale. Con questo titolo il 6 luglio lanciavo sul mio blog l’invito a riflettere all’interno dell’area del centrodestra sull’opportunità di aprire un confronto sull’introduzione dei Pacs nel nostro ordinamento. La proposta suscitò ovviamene diverse reazioni contrarie su Tocque-Ville ma non mancarono commenti concordi con la linea che esprimevo. Purtroppo ora si sta verificando ciò che temevo. Il Polo ha tentennato e Prodi, proponendo i Pacs come punto d’incontro nella sua coalizione, sta soffiando la scena su un tema squisitamente liberale. Eppure l’occasione per la Cdl è ghiotta. Come dissi allora non solo ci si smarcherebbe dalle critiche di appiattimento sul Vaticano ma si darebbe prova di riuscire ad affrontare con semplicità e decisione i problemi. Quel che risalterebbe sarebbe infatti da un lato il riconoscimento di un diritto individuale ormai inevitabile dall’altro la capacità di scegliere una via alternativa a quella spagnola. Non intaccando l’istituto del matrimonio non si rischiano critiche assolute dal mondo cattolico e si va incontro a quello che gli omosessuali chiedono: libertà di contrarre un vincolo di mutua assistenza. Non dimentichiamo che fermo alla commissione Giustizia di Montecitorio c’è un disegno di legge ad iniziativa del deputato azzurro Dario Rivolta che tra l’altro è riuscito già a raggiungere un consenso ampio non solo in Forza Italia ma anche in An , col sostegno significativo anche della bella Erminia Mazzoni dell’Udc. Allora Forza Italia sui Pacs!

Di seguito riporto l’elenco dei cofirmatari della proposta di legge:
On. Giorgio Galvagno (FI), On. Alfredo Biondi (FI), On. Monica Stefania Baldi (FI), On. Raffaele Costa (FI), On. Giuseppe Amato (FI), On. Sabatino Aracu (FI), On. Ciro Borriello (FI), On. Francesco Brusco (FI), On. Gabriella Carlucci (FI), On. Luigi Cesaro (FI), On. Manlio Collavini (FI), On. Francesco Colucci (FI), On. Andrea Di Teodoro (FI), On. Daniele Galli (FI), On. Ugo Maria Gianfranco Grimaldi (FI), On. Vanni Lenna (FI), On. Stefano Losurdo (AN), On. Erminia Mazzoni (UDC ), On. Lorena Milanato (FI), On. Guido Milanese (FI), On. Enrico Nan (FI), On. Giampaolo Nuvoli (FI), On. Francesco Onnis (AN), On. Mario Pepe (FI), On. Italico Perlini (FI), On. Aldo Perrotta (FI), On. Maria Gabriella Pinto (FI), On. Luigi Ramponi (AN), On. Ettore Romoli (FI), On. Antonio Russo (FI), On. Angelo Santori (FI), On. Luciano Mario Sardelli (FI), On. Giuseppe Ferruccio Saro (FI), On. Benito Savo (FI), On. Gustavo Selva (AN), On. Giuseppe Tarantino (FI), On. Achille Villani Miglietta (AN), On. Valter Zanetta (FI), On. Nino Strano (AN)

Si può criticare Bush senza essere antiamericani

L’attenzione di due amici di Tocque-Ville al mio interrogativo sulla criticabilità di Bush in un forum di centrodestra mi da modo di spiegare meglio il senso di questa discussione.
Robinik nel suo commento mi ha preannunciato la difficoltà a trovare consensi su questa tesi in TV. Io credo che questa dovrebbe essere una piazza di confronto e non un punto di raccolta di posizioni necessariamente condivise da tutti. Non m’interessa trovare consensi ma capire attraverso la discussione. Il mio post era volutamente provocatorio. All'amministrazione Bush si possono rimproverare tante cose ma il punto che mi premeva sollevare è: perché chi critica la Casa Bianca è tacciato di antiamericanismo? Non credo affatto che il 99% delle critiche che piovono su Bush provengano dagli antiamericani. Questo è un pregiudizio bello e buono. È esattamente quello stesso tipo di pregiudizio che, come mi fa notare Semplicemente liberale, impedisce agli antiamericani di valutare di volta in volta la bontà o meno del governo americano. Come si può ignorare tutto il malcontento che  serpeggia negli Usa verso il loro presidente. Contesto questa visione della politica o di qua o di là che non porta ad approfondire proficuamente gli avvenimenti cui assistiamo. Perché chi resta scettico sull’intervento in Iraq  è comunista, o tifava Saddam o, peggio ancora i terroristi? Una persona che stimo moltissimo come Vittorio Feltri all’indomani dell’attacco americano al regime bahtista disse che avrebbe contestato le legittimità di quell’intervento se non si fossero rinvenute le armi di distruzione di massa. Il punto non è dispiacersi per la caduta di Saddam, il punto è l’opportunità di far saltare in aria un equilibrio sicuramente deprecabile ma comunque stabile come quello irakeno. Non sono certo il solo ad avere dei dubbi sui legami tra Al-qaeda e Saddam. Il regime irakeno era uno dei più laici dei paesi islamici per quanto dittatoriale e violento. Se poi qualcuno si illude che gli Usa intervengano contro ogni governo non democratico allora spiegatemi cosa aspettiamo a far fuori la Corea del Nord – che ha sicuramente la bomba nucleare - o  Cuba ed ogni paese dove non esiste non solo alcuna parvenza di democrazia me neppure il minimo rispetto per le libertà individuali. Il punto non è condividere o meno queste critiche ma riconoscere la razionalità di certe argomentazioni.

12 settembre 2005

Si può criticare Bush su TocqueVille?

Perché criticare la politica estera degli Usa significa marciare contro questo grande Paese e fregarsene dell’11 settembre? Dopo il momento sacrosanto del ricordo mi sento di gettare quest’interrogativo nell’arena di ToqueVille non per contestare ma per comprendere meglio. Non sono un’analista impeccabile della politica internazionale ma mi sforzo di essere un osservatore obiettivo che valuta gli eventi formulando di volta in volta dei giudizi personali sulla base di quello che vede, ascolta, legge e cerca di capire. Della intellighenzia di sinistra non ho mai sopportato l’abitudine ai giudizi sommari, alle critiche prevenute, ai dogmi intoccabili e mi piacerebbe che da questa incapacità di confronto non fosse affetta questa community liberale. Mi piacerebbe che la Città dei Liberi fosse aperta ad un confronto anche duro su questi temi ma rispettoso della buona fede di posizioni differenti. Lasciando perdere gli antiamericani ante litteram esiste un universo di posizioni sensibili alle aspirazioni alla pace degli israeliani come a quelle all’autogoverno dei palestinesi. In Francia lo stesso ministro dell’interno, Sarkosky – di certo non tenero nei confronti del terrorismo – ha fatto presente la necessità di confrontarsi anche con l’Islam integralista. Insomma un Paese non si riassume in una politica estera ben precisa. Perché se critico Bush ho la necessità di sottolineare di non essere  antiamericano? Non ci sono forse statunitensi che amano molto più di noi il loro Paese che hanno una legittima idea diversa di come bisognerebbe affrontare la questione orientale? Possiamo dire che anche loro se ne freghino dell’11 settembre? Credo di no.

QUALCUNO PARLI AI POLISTI DORMIENTI

Silvio ha ragione le due coalizioni al momento sono alla pari nel Paese. Se il centrosinistra ha dalla sua la vittoria nelle ultime competizioni elettorali, il centrodestra conserva pur sempre tutte le potenzialità che una forza di governo può esprimere risvegliando i voti dormienti di chi aspetta un grido di riscossa nella Cdl per rinnovare la propria fiducia a questa maggioranza. Siamo ancora in tempo per ribaltare le funeste previsioni che imperversano troppo superficialmente sui media è necessario però mettere subito in atto una strategia aggressiva di comunicazione politica e strategia elettorale per invertire nettamente la rotta e risvegliare gli entusiasmi di chi resta a casa piuttosto che votare a sinistra.
Vorrei capire la logica autoflaggelatoria che spinge altri esponenti del Polo a riconoscere la quasi ineluttabilità della vittoria del centrosinistra. Alle dichiarazioni “ottimistiche” di Casini si aggiungono ora anche gli altolà di La Russa che chiosa l’attendibilità dell’entusiasmo del premier. A questi signori qualcuno spieghi quanto sia controproducente continuare a dare per scontato un sorpasso che non è ancora avvenuto. Chi vuole fare veramente da pungolo per un centrodestra vincente batta il pugno sul tavolo nelle riunioni interne alla maggioranza per una spinta decisiva sui temi della campagna elettorale. Ben vengano le autocritiche di Renato Brunetta sulle concessioni eccessive ai burocrati dell’altra sponda. È questo quello che gli elettori vogliono. Un Polo nuovamente galvanizzato dalla voglia di riaffermarsi, da una nuova linfa di rinnovamento. Avanti tutta allora sulle riforme costituzionali, ben venga anche il proporzionale con sbarramento se è possibile. Bisogna chiudere ogni spazio agli avversari. Ribattere alle accuse più stupide e soprattutto sottolineare le iniziative legislative più importanti di questi anni. Parliamo degli ultimi dati Ocse, parliamo dell’ultima tendenza in crescita. Un Paese che svolta il proprio andamento economico è un Paese che ha avuto evidentemente un governo che negli ultimi anni ha lavorato bene, che ha pianificato una crescita nel lungo periodo con grandi investimenti strategici nelle infrastrutture. QUALCUNO PARLI PER PIACERE!