15 giugno 2006

Scherzi dell'etimologia

Dal dizionario etimologico:
càzzo contratto per cap[éz]zo (= Capezzolo), dal lat. capitìum formato su caput capo: quasi dica piccolo capo nel senso di manico, a cui rassomglia l'arnese di cui parlasi.

12 giugno 2006

Perché la Cdl non può ancora prescindere da Berlusconi

Questo post nasce come commento a quanto scrive oggi ilMegafono sul futuro del centrodestra e sul ruolo di Silvio Berlusconi. L’idea di fondo del suo interessante post è che per il bene della coalizione SB dovrebbe uscire di scena. Solo questa scelta, secondo ilMegafono, consentirebbe al centrodestra di maturare. Ma è veramente così? La Cdl sta sbagliando moltissimo in questi mesi ma il centrodestra in realtà non può ancora prescindere dal suo leader e non potrà mai prescindere dal berlusconismo. Il 3 maggio scorso scrissi un post intitolato “Silvio lascia ma il berlusconismo è più forte di prima” col quale invitavo a prendere atto della chiusura di un’era e della necessità di individuare un nuovo leader. Nella sostanza quindi mi sento di condividere il discorso del Megafono ma per amore di confronto vorrei sottolineare alcuni aspetti che invece mi convincono di meno.

  1. Non credo che SB si ostini a restare il leader della Cdl. L’uomo, come tutti i grandi, certamente non manca di orgoglio e aspirazione ma penso che abbia chiara l’esigenza di farsi da parte. Penso addirittura che abbia già un nome in mente, Franco Frattini. Tuttavia in questo momento a guidare la transizione non può che essere lui. La performance della Cdl alle ultime politiche è dovuta in gran parte al suo ruolo nel bene e nel male e se in questo momento dovesse sparire improvvisamente la coalizione si sfalderebbe. È invece importante che si capitalizzi subito il prezioso consolidarsi di un centrodestra unito nell’elettorato e questo processo non può che guidarlo SB. Non perché il Cavaliere sia il migliore, non perché sia il padre padrone e neppure perché ha creato il centrodestra ma semplicemente perché è l’unico in grado di far dialogare in modo costruttivo i partiti della Cdl. È l’unico che può permettersi di bacchettare Bossi per l’uscita sulla missione in Iraq. È l’unico che può battere i pugni sul tavolo e che può imporre un voto quasi completamente compatto in Parlamento (vedi l’elezione di Napolitano). È l’unico che può dire ad un alleato: ok non sei d’accordo con me però nell’interesse della coalizione per piacere ti adegui (vedi referendum).
  2. L’uscita di SB non significherà, al di là di quello che possiamo desiderare, la fine del berlusconismo, anzi. Quando il Cavaliere uscirà di scena il berlusconismo, inteso come idea politica, sarà certamente più forte di prima. Sciolto dalle problematiche legate al contingente (conflitti d’interesse e processi) resterà tutta la spinta innovativa che il suo ingresso ha impresso alla nostra politica. Il futuro del liberalismo italiano sarà inevitabilmente legato quest’uomo e se il berlusconismo resterà negli obiettivi fondamentali io sarò certo che il centrodestra di domani sarà anche il mio centrodestra.
  3. È sbagliato adattarsi sui giudizi dettati dalla vulgata mediatica. Rassegnarsi a riconoscere SB “unfit” significa rassegnarsi ad accettare che la nostra democrazia sia pesantemente influenzata da certi ambienti sopranazionali. Anche io ho vissuto all’estero la difficoltà di spiegare come l’Italia potesse avere un presidente del Consiglio che veniva dipinto come un trafficante di droga. Ma perché dobbiamo rassegnarci a questa mostruosità? Perché dovremmo lasciarci dettare dalla stampa estera i nostri orientamenti politici? Io dico a SB di aiutarci a gettare le basi di questo centrodestra, partito unico o confederato che sia, e di farsi da parte perché ritengo in dirittura d’arrivo il suo contributo politico. Ma non mi si dica che devo RINUNCIARE al miglior politico dell’Italia repubblicana perché c’è qualche direttore di stampa inglese con la puzza sotto il naso, altrimenti lo sosterrò fino a quando l’ultima cellula del suo corpo non sarà andata in decomposizione!