Non capisco questa necessità su TV di sottolineare continuamente la ovvia maggiore gravità degli attentati del fanatismo islamico rispetto alle calderolate di questi giorni. Non capisco perché uno che vuole dare del coglione ad un ministro perché ha fatto delle sparate codarde e propagandistiche debba passare per uno che vuole difendere la ragionevolezza dei tumulti di Bengasi. Non capisco perché si dice che Calderoli abbia avuto il merito di farci aprire gli occhi sui rischi per la nostra libertà d’espressione quando è più di un mese che è scoppiato il caso delle vignette danesi. Non capisco che cosa ci si aspetta quando si parla di rispondere in modo corrispondente, forse che una nostra brigata vada in giro per Damasco ad incendiare moschee? Io sono d’accordo in pieno sulla necessità di porre dei paletti a quello che per noi è inaccettabile. Sono d’accordo sull’esigenza di reagire in modo fermo contro chi mostra titubanza nel contrastare ogni rigurgito anti-cristiano, però non è che oggi scopriamo d’improvviso l’acqua calda della discriminazione nei confronti dei cristiani nei paesi musulmani. Chi fa questo discorso viene tacciato di mancanza di lucidità nell’analisi ed invece si tratta di puro e semplice realismo. La collaborazione con governi come quello di Tripoli conviene, anche se non è esaltante, perché abbiamo visto come è stata sedata immediatamente la rivolta in Cirenaica. Qui nessuno mette in dubbio che ci vuole una grande pazienza per calcare le strade dell’incontro ma qualcuno per piacere mi spieghi oltre la condivisibile rabbia, per la reazione sconsiderata degli integralisti, qual è l’alternativa percorribile per limitare il ricorsa alla violenza?
21 febbraio 2006
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2 commenti:
Sulle scelte degli altri blogger non posso spiegare nulla, anche perchè sai bene come la penso sulle t shirt di Calderoli :-)
Mi soffermo invece sulle tue ultime righe che mi sembrano la sintesi di ciò che pavento. Non dobbiamo essere noi a fare dei passi ulteriori (perchè ne abbiamo fatti sin troppi) per andare incontro ai musulmani, ma sono loro a doverne fare (e tanti). Ragionare su come possiamo fare a fermare la violenza emergente, significa ragionare sul "contenimento" cioè su ulteriori cedimenti all'aggressività musulmana. E' quel che ritengo un errore. Più arretriamo più pretenderanno. La risposta che penso corretta e utile è un giro di vite, per far capire che abbiamo raggiunto il massimo delel concesisoni. I musulmani hanno sempre, solo compreso il linguaggio della forza e della volontà di usarla. Purtroppo le dichiarazioni di Fini e la presenza di Berlusconi su Al Jazeera mandano un segnale di estrema debolezza e se si aggiungono le litanie sinistre sul "dialogo" (con chi ? a che prezzo ?) e sui "musulmani moderati" (che non sanno individuare neppure loro) le prospettive non sono positive.
Ma il segnale di forza concretamente a chi dovremmo mandarlo?
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