Quando ai miei cari amici di sinistra ricordo il passato tutt’altro che cristallino di Romano Prodi fanno perlopiù spallucce e si trincerano dietro un: pur di abbattere Lui siamo disposti a votare un candidato che non ci rappresenta. Lui ovviamente è diavoletto Silvio, di cui qualcuno invece si è talmente innamorato da tappezzare la propria cucina, in puro stile arte povera, con i disegni goliardici che ogni mercoledì quel matto di Giulianone regala col Foglio. Ora quanto segue è un estratto dell’audizione di Romano Prodi presso la commissione Moro avvenuta il 10 giugno del 1981. Il documento non servirà certo a far desistere i prodini da questa strategia elettorale dai quali tuttavia vorrei sapere se si sono mai chiesti, loro malgrado, come mai i vertici dei partiti del centrosinistra hanno accondisceso all’investitura di Re Mortadella in onore del quale furono inscenate le prime primarie senza gara, roba che negli Usa patria non solo di primarie ma anche di Hollywood se la sognano. Come mai un uomo capace di esprimersi in un democristianese così sibillino sull’Affaire Moro – il nervo scoperto di tutta la prima repubblica – può seriamente nel 2006 candidarsi alla guida del Paese e mietere consensi. L’invito è rivolto soprattutto ai rosapugnettari, o rosanali che dir si voglia, visto che durante l’audizione Prodi fu incalzato da un radicale ed anticomunista doc come Leonardo Sciascia, piuttosto irritato dalla irragionevolezza delle risposte del professore. Buona lettura!
AUDIZIONE DI ROMANO PRODI PRESSO LA COMMISSIONE MORO – 10 GIUGNO 1981
CORALLO: Per farla sentire meno ridicolo, dato che questa sensazione è un po’ comune a tutti … Mi scusi, professore, vorrei dirle che la scrupolosità della Commissione parte da un’ipotesi che dobbiamo accertare essere inesistente, e cioè - non credo molto agli spiriti - se ci possa essere stato qualcuno capace di ispirarli (…) Chi partecipò attivamente al gioco? Voi eravate tanti, però un ditino sul piattino chi lo metteva?
ROMANO PRODI: A turno tutti: c’erano 5 bambini; era una cosa buffa. Non crediamo alla atmosfera degli spiriti e che ci fosse un medium. Io le dico: tutti; anch’io ho messo il dito nel piattino (…)
[…]
FLAMIGNI: Dopo la seduta spiritica…
ROMANO PRODI: No, era veramente un gioco.
FLAMIGNI: Non si può chiamare seduta spiritica.
ROMANO PRODI: Non me ne intendo; mi dicono che ci vuole un medium.
FLAMIGNI: Comunque il risultato, la conclusione è che almeno quando viene fuori la parola «Gradoli» le si attribuisce importanza perchè lo si comunica alla segreteria nazionale della Dc, al capo della Polizia; poi, si muove tutto l’apparato.
[…]
FLAMIGNI: (…) sarebbe importante quantificare quali furono le domande.
ROMANO PRODI: Questo non ha niente a che fare con la tecnica del gioco ed è evidente che me lo ricordi. Le domande erano: dov’è Moro? Come si chiama il paese, il posto in cui è? In quale provincia? E nell’acqua o nella terra? E’ vivo o morto?
FLAMIGNI: Quali erano le risposte ad ognuna di queste domande?
ROMANO PRODI: Qui intervengono problemi tecnici sui quali potranno essere date spiegazioni più esaurienti delle mie; comunque, vi erano delle lettere su un foglio e il piattino, muovendosi, formava le parole e indicava sì o no.
FLAMIGNI: Che cosa succede: uno mette il dito su questo piattino?
ROMANO PRODI: No, tutti.
FLAMIGNI: Ad un certo momento parte un impulso per cui il piattino si sposta e va su una lettera?
ROMANO PRODI: Sì. Posso comunque dire che, dopo questa esperienza, ho trovato tanta gente che mi ha confessato di aver fatto la medesima cosa.
CORALLO: (…) Di solito, quando il piattino comincia a muoversi, la domanda che si fa è: chi è l’interlocutore, lo spirito con il quale ci si intrattiene.
ROMANO PRODI: Alla fine è accaduto anche questo, ma all’inizio no. C’è stato chi ha detto: interroghiamo Don Sturzo o La Pira, ma le prime risposte, in un primo momento, erano soltanto sì o no.
CORALLO: L’interlocutore era dunque ignoto.
ROMANO PRODI: All’inizio sì, poi vi furono anche interlocutori vari tra i quali, per quel che mi ricordo, Don Sturzo (…)
CORALLO: Si trattava dunque di un gioco in famiglia, tra amici. Un’ultima domanda professore: tra i partecipanti, vi era anche qualche esperto di criminologia?
[…]
SCIASCIA: La contraddizione che emerge è questa: se c’è una seduta di gente che crede negli spiriti o, comunque, nella possibilità che si verifichino fenomeni simili, se c’è una seduta di questo genere - ripeto - e ne viene fuori un certo risultato del quale ci si precipita ad informare la Polizia ed il Ministero dell’Interno lo posso capire benissimo, ma che si svolga tutto questo in un’atmosfera assolutamente ludica, presenti i bambini, per gioco, e che poi si informi di ciò la Polizia attraverso la mediazione di uno che non era stato presente al gioco, e se ne informi quindi il Ministero dell’Interno, a me sembra eccessivo e contraddittorio.
ROMANO PRODI: Ma è venuto fuori, onorevole, un nome che nessuno conosceva! Anche se ci siamo trovati in questa situazione ridicola, noi siamo esseri ragionevoli. Ci siamo chiesti tutti: Gradoli nessuno di voi sa se ci sia? Se soltanto qualcuno avesse detto di conoscere Gradoli, io mi sarei guardato bene dal dirlo. E’ apparso un nome che nessuno conosceva, allora per ragionevolezza ho pensato di dirlo.
SCIASCIA: Direi per irragionevolezza.
ROMANO PRODI: La chiami come vuole. La motivazione reale è che con una parola sconosciuta, che poi trova riscontro nella carta geografica, a questo punto è apparso giusto per scrupolo…
[…]
SCIASCIA: Chi ha deciso di comunicare all’esterno il risultato della seduta?
ROMANO PRODI: L’ho fatto io perchè ero l’unica persona che conoscesse qualcuno a Roma. Ho parlato con tutti, con Andreatta etc. Non è che ho telefonato d’urgenza; ho detto vado a Roma e lo comunico. Questo è stato deciso una volta che si è saputo che esisteva questo paese che nessuno conosceva.
SCIASCIA: Ora le farò una domanda che farò a tutti. Lei ha mai conosciuto nessuno accusato o indiziato di terrorismo?
ROMANO PRODI: Mai.
[…]
FLAMIGNI: Se avessimo ascoltato un riferimento di quella seduta in maniera molto impegnata e che i protagonisti credevano veramente allo spiritismo e alla possibilità di avere qualche forza in aiuto, allora mi darei una spiegazione, ma proprio perchè il professor Prodi parla di tutto ciò come un gioco, la mia curiosità si accentua. Ritengo che qualcuno potesse anche sapere. Parto da questa considerazione per dire che voglio conoscere le domande effettive e le risposte che sono venute fuori.
ROMANO PRODI: Ho detto le domande effettive e le risposte. Uno dei problemi che si pone per una cosa del genere è proprio quello contenuto nella sua domanda. Crede che quando è uscito il nome di via Gradoli io non mi sia posto il problema di chiedermi se c’era qualcuno che faceva il furbo? Altrimenti non sarei qui in questa situazione in cui mi sento estremamente imbarazzato ed estremamente ridicolo (…)
21 marzo 2006
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5 commenti:
Sai negli ultimi tempi, grazie anche all'iniziativa di Paolo Guzzanti certe cose sono riemerse su qualche sito e su qualche giornale come Il Domenicale. Quello che voglio far notare lo hai colto in pieno: La serietà al governo! così dovremmo firmare l'audizione di Prodi.
non lo chiamerà... otelma è lui!! (l'ha smascherato casini) :-))
Vedo che sei tornato a graffiare alla grande!
Continua così!!!
Interessantissimo!!!
Un abbraccio
grazie a tutti e un abbraccio;)
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