Dall’elezione del capo dello Stato che in questi giorni assorbe tutta l’attenzione dei media non arriverà nessuna sorpresa. La scelta di Giorgio Napolitano – a questo punto la più probabile – o chi per lui, influirà ben poco sulle prossime vicende politiche. Per carità il Quirinale si è spesso rilevato la chiave di volta dei giochi negli ultimi anni ma questo è accaduto soprattutto quando al governo c’era il centrodestra. Ora che il colore del Colle sarà uniforme a quello dell’esecutivo vedremo diradarsi le tentazioni presidenzialiste dei vari Sartori e Scalfaro. Al Polo in questo momento converrebbe paradossalmente tirarsi fuori dalla contesa, lasciare che l’Unione mostri le sue crepe e non evidenziarne di proprie che in questo momento non servono a nessuno. Non condivido tutti gli altolà della Lega ma cui prodest spaccarsi su una battaglia che a questo punto vale poco e che comunque vada sarà una battaglia persa? A mio avviso il centrodestra avrebbe fatto meglio a votare un unico candidato in modo compatto fin dal primo scrutinio. Ciò da un lato avrebbe contribuito a mettere in risalto le sconfessate lesioni che attraversano la maggioranza, dall’altro avrebbe evitato al Polo scelte che rischiano di inimicarsi il futuro presidente o il proprio elettorato.
Ma l’errore più grande che il centrodestra continua a perpretare è il silenzio sulla politica dei contenuti. Eppure anche in questi giorni di Quirinale-mania Berlusconi&Co. potrebbero benissimo spingere nella caldaia mediatica la spinosa questione della riforma costituzionale offrendo così il proprio tavolo di confronto agli avversari ma soprattutto dando il via indirettamente alla campagna d’informazione sul referendum. Sulla riforma costituzionale il Polo sta purtroppo commettendo ancora una volta lo stesso errore che ci sono costate le politiche del 9 aprile: non credere ad una possibile vittoria e cominciare a farlo solo quando è troppo tardi. La carenza della strategia di comunicazione del centrodestra è in effetti spaventosa. Da un lato non ci si lamenta mai abbastanza del predominio della stampa avversa, dall’altro non si fa nulla per alimentare un circuito virtuoso di informazione politica costruttiva. Non un seminario, non una conferenza stampa, non un’inchiesta su alcuno dei giornali che pure sono orientati verso al Casa delle libertà. Il rischio è grosso. La sconfitta vittoriosa del 9 aprile per dare i suoi frutti positivi va capitalizzata immediatamente con un’azione mirata ispirata innanzitutto ad un coinvolgimento degli elettori sui propri obiettivi. Se così non sarà bisognerà ancora una volta battersi il petto ma sapendo che continuando su questa strada sarà sempre più difficile riprendere il timone del Paese.
09 maggio 2006
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