Così Vittorio Sgarbi recensisce oggi il Libro del prefetto Achille Serra.
Il povero poliziotto Antonio Annarumma, ucciso a 22 anni con un palo di ferro conficcato nella tempia in uno scontro con gli studenti nell’autunno caldo del 1969. Annarumma era un ragazzo, un ragazzo povero, tutto meno che uno strumento del potere. Serra racconta del padre che arriva da Monteforte Irpino per vedere il figlio morto: «Di fronte alla salma del suo unico figlio maschio, quell’uomo, un contadino che aveva sempre lavorato la terra dei padroni, che in una vita di stenti aveva in Antonio l’unico aiuto per tirare avanti (ogni mese delle 65mila lire che guadagnava, il ragazzo ne spediva al suo paese 40mila), si buttò in ginocchio, non riusciva neanche a piangere. Riusciva solo a chiedere, a gridare: “Perché?”». Davanti a questa immagine di verità, Serra si indigna contro la stampa tendenziosa: «Nella ricostruzione della scena della morte di Antonio Annarumma si scrisse che, forse, l’agente era stato vittima della sua stessa incapacità: mentre cercava di sfuggire alla morsa della folla, in Via Larga, sarebbe andato a sbattere contro qualcosa e avrebbe picchiato la testa». Serra non trova migliore sostegno alla sua interpretazione di quei momenti terribili dei versi di Pierpaolo Pasolini che ribaltano il rapporto tra studenti e poliziotti:
«Adesso i giornalisti di tutto il mondo Compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggiodell’università) il culo.
Io no, amici. Avete facce di figli di papà....
Avete lo stesso occhio cattivo.Siete paurosi, incerti, disperati(benissimo) ma sapete anche come esserePrepotenti, ricattatori e sicuri:prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botteCoi poliziotti,io ho simpatizzato coi poliziotti!Perché i poliziotti sono figli di poveri.Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,a causa della miseria che non dà autorità....Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care....
I ragazzi poliziottiChe voi per sacro teppismo Di figli di papà, avete bastonato, appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammentoDi lotta di classe: e voi, amici (benché dalla partedella ragione) eravate i ricchi,mentre i poliziotti (erano della partedel torto) erano i poveri».
19 giugno 2006
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